La percezione del tempo atmosferico nel diario meteorologico del monaco di Praglia Carlo Ronconi
Il diario metereologico di padre Carlo Ronconi non è importante solo per i dati che espone ma anche, e soprattutto, per la mentalità che rappresenta, per le preoccupazioni e le attese che interpreta. Non è, insomma, una semplice curiosità metereologica ma è notevole per la visione del mondo che sottende.
Il diario metereologico tenuto dal padre Carlo Ronconi (1766-1839) è conservato nell’archivio storico dell’Abbazia di Praglia. Nato a S. Vito del Tagliamento, di buona famiglia, addottorato in ambe le leggi, aveva pronunciato i voti solenni a S. Giustina, a 27 anni, poi era stato canonico della Cattedrale di Padova ed infine monaco a Praglia.
Uomo colto e preparato, era cultore di cose agrarie. Anzi, si può dire portatore di quello spirito fisiocratico che assegnava fondamentale importanza, nelle vicende umane e dei popoli, al settore primario, all’agricoltura. A Praglia fu cellerario e specie si adoperò a rimettere e migliorare con ogni argomento di agricoltura le scadute campagne – scrive padre Abate Mutti.
Tra le molte sue osservazioni – molto spesso coordinate allo stato delle colture e, comunque, esperienze del sentire di uomo coinvolto – egli ricorda la tempesta del 5 giugno 1795 che toccò i Monti Euganei e che, tra l’altro, scaricò una saetta che colpì il campanile di Praglia. Grande e terribile fu anche il temporale che qualche settimana più tardi – con un mormorio e lampeggiare grandissimo – provocò danni e quantità di uccelli … morti nei Brolli. Anch’egli ci segnala una nevicata tardiva sugli Euganei in data 25 aprileiv. Ma la sua attenzione è tutta rivolta alle disgrazie dei bovini, al negrire dell’uva (27 agosto 1795), al risvegliarsi della campagna quando tutto vegetta e verdeggia e fioriscono gli alberi primaticci, e andando verso Torreglia il suo animo è sollevato per quel batter il fromento che significa una speranza di vita per i poveri contadini. Anch’egli, come loro, scruta l’orizzonte per vedere se cento giorni dopo il caligo fa pioggia, e se è grande il caligo anco burrasca, se poi passa qualche giorno dei cento fa temporale ancor più cattivo. Del vino egli ci segnala la buona annata del 1802 che fu abbondantissima d’uva e fece vini generosi ed eccellenti – era stato un anno molto secco, infatti, con raccolti molto scarsi di frumento e di sorgo turco, quasi niente rese il cinquantino seminato dopo il frumento.
Ronconi: Archivio del monastero di Praglia, caps. 84. Dal necrologio redatto dal P. Abate Mutti si ricavano le note biografiche del monaco D. Carlo Ronconi (1766-1839).
scadute campagne: AMP, caps. 84, fasc. 3° Padova 1795. Diario fatto qui in Padova, c. 6v.
Brolli: AMP, caps. 84, fasc. 3° Padova 1795. Diario fatto qui in Padova, c. 9v.
nevicata tardiva: AMP, caps. 84, fasc. 4°, Diario per l’anno 1796. Padova in S. Giustina, c. 6v.
fromento: AMP, caps. 84, fasc. 3° Padova 1795. Diario fatto qui in Padova, c. 10r.
cattivo: AMP, caps. 84, fasc. 2°, Diario an. 1793 fatto quasi tutto in Padova…, c. 16v.
frumento: AMP, caps. 84, fasc. 1°, Diario per l’anno 1802, c. 8v.
Nella funesta notte del 22 giugno 1837 andarono a fuoco i 2/3 del fabbricato di Praglia. I monaci erano da poco (1834) tornati a Praglia dopo la soppressione napoleonica del 1810. Egli non si perse d’animo: scelse operai, procurò materiali e sotto la direzione dell’ingegnere Giuseppe Pivetta in meno di un anno fece risorgere il monastero. Morì qualche anno dopo, a 72 anni il 29 ottobre del 1839.