santuari ed eremi – bibliografia

Santuari ed eremi in generale

Sono ancora molte le tracce materiali e le memorie di quella autentica  Tebaide di monasteri che sono stati i Colli Euganei che ancor oggi ispirano alla preghiera ed al raccoglimento.  Questi  edifici e i loro abitanti rappresentarono non solo un monito di natura spirituale ma anche un forte impatto di natura economica e sociale. Basti pensare ai braidi (centri padronali di gestione delle aziende) o alle grange monastiche che andarono strutturandosi nel  Basso Medioevo (ne avevano 4  i monaci del  monastero di San Giovanni Battista del Venda). 
Ci siamo serviti in questa sezione del prezioso lavoro edito dal Centro Storico Benedettino Italiano: 
Monasticon Italiae, IV, Tre Venezie – Fascicolo I : Diocesi di Padova, a cura di G. Carraro, Cesena 2001, che contiene per ogni istituto religioso della provincia di Padova una ricchissima documentazione divisa in: fonti edite, inedite ed una bibliografia che segnala anche i modesti contributi contenuti in poche pagine. Rimandando ad esso, pertanto, per chi volesse approfondire la documentazione esistente, ci siamo limitati ad indicare le fonti bibliografiche che trattano dell’argomento in maniera ampia e diffusa. Per uno sguardo generale, a mo’ di guida, sui monasteri benedettini, si veda: 
Le officine dello Spirito. Monasteri Benedettini nel Territorio Padovano, a cura di M.G. Granieri, Padova 1995. 
Filippelli M., Le fondazioni monastiche nel territorio dei Colli Euganei tra XI e XV secolo. Un primo approccio archeologico, tesi di laurea, rel. Prof. S. Gelichi, Università di Venezia, 2004-2005, che conferma tra l’altro la diffusione dei parati bicromi rachitico-laterizi di cui si discute in prospettiva storico-architettonica.

Santuario del Tresto

Sul Santuario del Tresto (anche se non appartiene al territorio ne è indubbiamente collegato per i molti richiami alla religiosità popolare).  
Paselli G. B. — Pelà I., Storia dell’Apparizione e del Santuario della B. V. del Tresto, Padova 1819. 
Stefani G. B., Istoria dell’apparizione e del santuario della B. Vergine del Tresto, Padova 1819. 
La tipografia Longo di Este nel 1853 aveva dato alla luce una edizione di un certo pregio, arricchita di un buon numero di incisioni litografate: 
Compendio storico dell’apparizione ed immagine di Maria Vergine del Tresto cavata da un autentico documento, riedita sempre da Longo nel 1872 e dalla Tipografia del Seminario di Padova nel 1883. La stessa tipografia aveva pubblicato anche: 
Ode alla Vergine del Tresto, composta da Monsig. Illustr. E Reverend. Francesco Scipione De Dondi Orologio, Vescovo di Padova, Este s.d. 
Da Verona G. M., La Madonna del Tresto, Padova 1863. 
Zanderigo A., Alla memoria del rev. Don GioBatta Coi confessore del Tresto, Padova 1869. 
Riccoboni A. – Limena A., La Basilica Santuario di S. Maria delle Grazie in Este, Este 1876. 
Dalla Bà G. B., 35 anni al Tresto. Ricordi, Padova 1901. 
Fogolari G., La Madonna miracolosa del Tresto, “Bollettino d’Arte del Ministero della Pubblica Istruzione”, 5-6 (1909). 
Franceschetti F., Il santuario della B. Vergine del Tresto, Padova 1930. 
Rodella S., Il Tresto e la sua Madonnina, “Padova e la sua provincia”, n.s., 11 (1965), n. 9-10, p. 37-39. 
Peraro G., Il Tresto. Fatti, ricordi personaggi all’ombra dell’antico Santuario, Comune di Ospedaletto Euganeo 1985. 
Valandro R., Il Santuario del Tresto a Ospedaletto Euganeo e il culto mariano in Bassa Padovana, Padova 1992, fotografie di F. Sabbion.

Santuario di Monteortone

La sua notorietà è ampia se spende una citazione per ricordare i benefici delle acque dette de la Madonna in agro patavino nientemeno che l’inglese William Harvey (che sappiamo studiò a Padova proprio negli stessi anni in cui vi soggiornava anche il Galilei): 
Harvei G., Exercitatio anatomica de motu cordis et sanguinis in animalibus, Francofurti 1628, p. 37. Devo la segnalazione a Giuseppe Ongaro che ha tradotto e annotato il capolavoro harveyano: Harvey G., Eserecitazione anatomica sul movimento del cuore e del sangue negli animali, Introduzione, traduzione italiana e note di G. Ongaro, Presentazione di M. Rippa Bonati, Milano, Mediamed Edizioni scientifiche, 2003 (Rara medica). 
 
Sulla presenza dello scienziato nel territorio padovano, si vedano gli atti del recente convegno: 
Harvey a Padova. Atti del Convegno celebrativo del quarto centenario della laurea di William Harvey, Padova 21-22 novembre 2002, a cura di G. Ongaro, M. Rippa Bonati, G. Tiene, Treviso, Ed. Antilia, 2006 (Contributi alla storia dell’Università di Padova, 39). 
Recensito da Paolo Maggiolo in  “Padova e il suo territorio”, 21 (2006), n. 123, p. 60. Sappiamo, dunque, che lo scolaro britannico nato nel Kent nel 1578, venne ad immatricolarsi a Padova nell’autunno del 1599. I primi elementi che legano il nome di Harvey a Padova sono descritti da Lucia Rossetti (m. 2006) nell’articolo “La laurea di Harvey a Padova”. Dagli atti emerge che sia stato Girolamo Fabrici d’Acquapendente a orientare gli studi di Harvey verso il sistema cardiovascolare e verso la generazione degli animali e che il soggiorno padovano dunque abbia profondamente influito sulla sua formazione. Ongaro si sofferma sulla accoglienza riservata a Padova al “de motu cordis”; Padova diverrà anche importante per la discussione e la diffusione della teoria. Il contributo di Rippa Bonati dal titolo “Padova al tempo di Harvey” fornisce notizie sulla vita studentesca e sul clima culturale dell’epoca. 
 
Prima ancora sappiamo della sua fama presso la corte del re di Polonia, perché nel 1595 il vescovo Bernardo Ma chioschi, polacco, venne a visitarlo e portò in dono  un bellissimo quadro di argento indorato per conto del suo re per un suo figlio maschio (in esso si legge: Regina Regum protege filium 1595). Il Tomasini nella sua Historia riferisce anche di altri doni offerti dal Vescovo. Qualche anno prima nella primavera del 1556  trascorse alcune settimane per cure termali tra i Colli Euganei anche la regina Bona Sforza. Sull’argomento si veda: 
Cini L., Passaggio della regina Bona Sforza per Padova nell’anno 1556, in Relazioni tra Padova e la Polonia. Studi in onore dell’Università di Cracovia nel VI centenario della sua fondazione, Padova 1964 (Contributi alla storia dell’Università di Padova, 1), p. 27-65. 
 
Tra le opere più antiche: 
Scardeone B., De Antiquitate Urbis Patavii, Basilea 1560, p. 96. 
Tomasini G.F., Historia della Beata Vergine di Monte Ortone, Padova 1644. 
Corner F., Notizie storiche delle apparizioni e delle immagini più celebri di Maria Vergine Santissima, Venezia 1761. 
Vernizzi L., Dell’origine, natura, attività, effetti delle acque termali, … in ispecie di quelle della Vergine nel Padovano, Padova 1777 
Bellati P., Discorso Storico medico de’ Bagni di Monte Ortone, Padova 1799. 
Notizie intorno la imagine di Maria Vergine in Monte Ortone, Padova 1844. 
Stabilimento di Monte Ortone, comune di Abano, Padova 1876, un opuscolo promozionale e documentario. 
Caffi M., Frate Simone da Camerino, estr. dall’Archivio Storico Italiano, III serie, I. XXVI, 1877. 
Sartori F., Storia del Santuario della Beata Vergine della Salute in Monte Ortone, Padova 1879. 
Lava B., Sedici pile dell’acqua santa e specialmente quella ignota in Montertone, in “Arte italiana” 1898, p. 54. 
Abano e Monte-Ortone. Cenni storici. Ricordo ai bagnanti, Este s.d. [sec. XIX], un opuscolo di taglio storico divulgativo. 
Controllare: 
Ragguaglio fedelissimo della miracolosa scoperta fatta dell’immagine della beatissima Vergine Maria sempre Immacolata, Padova 1822. 
Ragguaglio fedelissimo della miracolosa scoperta fatta dell’immagine della beatissima Vergine Maria sempre Immacolata che con gran divozione ed affluenza de’ fedeli si venera nella chiesa di Monte Ortone, Padova 1819. 
 
Delle più recenti: 
Memorie storiche intorno al Santuario in Monte Ortone, Padova 1908. 
Memorie storiche intorno al Santuario della B. Vergine della Salute in M. Ortone raccolte e ordinate in occasione del divoto pellegrinaggio il 24 settembre 1886, Padova 1917. 
Molon N., Restauri e scoperte al Santuario di Monteortone, “Abano Terme. Notiziario dell’Azienda di Cura”, 8 (1956), n. 9, n. n. 
Cessi F., Affreschi di Jacopo da Montagnana a Monteortone, “Rivista Euganea”, 2 (1959), n. 2, p. 7-9. 
Santuario della Beata Vergine di Monteortone. Notizie, Padova 1959. 
Nordera L., Panorama storico di Monteortone, Numero unico per il 25° dell’Istituto Salesiano di Monteortone, 1963. 
Tiozzo G. B., Una pala di G. B. Bissoni nel Santuario di Monteortone, “Città di Padova. Rivista del Comune”, 5 (1965), n. 8, p. 39 sgg 
Ambrosini G., Il Santuario di Montertone, Abano Terme 1968. 
Pizzo M., Su alcuni interventi scultorei nel Santuario di Montertone, in “Padova e il suo territorio”, 4 (1989), n. 20, p. 20-22. che fa il punto sul complesso scultoreo attribuito a Giovanni Minello. 
Righetti M., Il santuario di S. Maria di Monteortone, Padova 1993, fotografie di L. Fincato. 
Barcaro F.A., Il Santuario e il complesso monastico di Monteortone – Abano Terme. Tra storia, religiosità e arte ( dal sec. XV al sec. XX), Padova 1996. 
 
Sull’Istituto teologico ospitato nel monastero adiacente al Santuario: 
Michelotto C., Agostiniani e Salesiani di Don Bosco nella storia di Montertone, “Abano Terme. Notiziario dell’Azienda di Cura”, 8 (1956), n. 4, n. n. 
Istituto teologico salesiano di Monteortone 1937/1938- 1962/1963 Venticinquesimo, Padova 1963. 
Papo R., La biblioteca salesiana di Abano Terme ha venticinque anni, relazioni del soprintendente bibliografico R. Papo e del bibliotecario D. Valentini, S. l. 1963, estr. dalla pubblicazione commemorativa del 25. di fondazione dell’istituto teologico salesiano di Monteortone, 6 giugno 1963. 
 
Sulle cure di Ludovico Barbo a Monteortone negli anni 1434 e 1436, si veda: 
Pesce L., Ludovico Barbo vescovo di Treviso, Padova 1969 (notizia tratta da Pallaro A. — Mari P., Abano Terme e il suo comprensorio territoriale. Repertorio bibliografico, alla voce).

San Daniele in Monte

Si dice fondato dalla famiglia da Montagnone fra i secoli XI e XII. Appartenne ai benedettini fino al 1461 quando Pio II affidò il monastero ai Canonici regolari di San Salvatore di Venezia. Questi lo tennero fino alla soppressione ordinata dalla Repubblica Veneta nel 1771; rimasto in mani private per quasi due secoli, la vita monastica riprese nel 1948 ad opera delle benedettine di san Rocco di Fiume, che dovettero abbandonare la propria città dopo la II Guerra mondiale. 
 
Cristofoli M.B., Il “Castello” di S. Daniele monastero delle Benedettine, Padova 1955. 
Rodella S., Il Colle di San Daniele, “Padova”, 11 (1965), n. 2, p. 26-28. 
Marin M., Il monastero di S. Daniele in Monte di Abano nell’età medievale, tesi di laurea, Università degli Studi di Padova, a.a. 1972-73. 
Barcaro F.A., San Daniele in Monte e Abano dal Mille ad oggi, Padova 1986. 
Fracca R., La comunità benedettina di S. Daniele in Monte, tesi di laurea, Università degli Studi di Padova, 1990-91. 
Monastero (Il) di San Daniele in Monte dal M ille ad oggi. Mostra storico-documentaria, a cura di S. Sarrubbi, [Abano Terme 2001?].

Lispida e Monte delle Croci

Santa Maria di Lispida (Battaglia Terme) 
 
Si ha notizia di una chiesa dedicata alla Vergine con annessa una comunità di religiosi viventi secondo la regola di S. Agostino nel 1150. All’inizio del ‘200 è una comunità doppia; ma ben presto divenne esclusivamente femminile e assunse la regola benedettina in seguito al trasferimento a Lispida di un gruppo di monache provenienti da S. Maria della Misericordia di Padova. le monache per la loro vita disonesta furono allontanate nel 1435 per disposizione del vescovo di Padova Pietro Donato. Nell’anno successivo il monastero fu affidato ai canonici di S. Giorgio in Alga di S. Giovanni Decollato di Padova e nel 1438 a quelli di S. Giacomo di Monselice. Sempre lo stesso Papa Eugenio IV pochi anni dopo )1443) lo diede agli Eremiti di S. Girolamo del beato Pietro da Pisa, i quali nel 1468 rinunciarono a favore dei Certosini di S. Bernardo di Padova. Ma nel 1485, dopo una lunga lite fra le due congregazioni, vi si stabilirono nuovamente gli Eremiti girolamini, che vi rimasero fino alla soppressione del 1780. Resti del convento sono stati inglobati a fine del sec. XIX nelle strutture della villa Corinaldi, detta poi “Villa Italia”. 
 
Malesani M., Il monastero di S. Maria di Ispida nel Medio Evo (secc. XII-XV) con particolare riguardo alle vicende nel secondo Quattrocento e ai rapporti tra Girolamini e Certosini, tesi di laurea, Università degli Studi di Padova, Facoltà di Magistero, a.a. 1968-69. 
Billanovich M. C., Per una storia delle cave degli Euganei: le “priare” di Ispida, in Monselice. Storia, cultura e arte di un cemtro “minore” del Veneto, a cura di A. Rigon, Treviso 1994, p. 381-401. 
Carraro G., Insediamenti monastici della Riviera Euganea (in territorio monselicense) nel medioevo. S. Giovanni Evangelista di Montericco, S. Michele di Bagnarolo, S. Maria di Lispida, S. Maria di Monte delle Croci, “Benedictina”, 42 (1995), p. 5-55. 
Billanovich M. C., Attività estrattiva negli Euganei. Le cave di Lispida e del Pignaro tra medioevo ed età moderna, Venezia 1997. 
 
S. Maria di Monte delle Croci – Battaglia 
 
Fondato forse dai signori da Carrara nel secolo XIII, fu uno dei primi monasteri che promosse il movimento degli Albi di Padova, alla cui congregazione aderì fin dalla sua costituzione nel 1224. Nel 1484 fu unito al monastero camaldolese di S. Michele di Murano. Nel 1513 dipendeva da S. Mattia di Murano dello stesso ordine. Più tardi finì in commenda. Nel 1670 il vescovo Gregorio Barbarigo ottenne di annettere i beni al Seminario di Padova. Oggi rimangono pochi ruderi. 
 
Rigon A., Esigenze di riforma e ribellione di monaci nel Trecento. Un processo dell’abate della Vangadizza ai camaldolesi di S. Maria del Monte delle Croci e di S. Maria di Porciglia, “Atti e Memorie del Sodalizio Vangadicense”, II, p. 71-87. 
Carraro G., Insediamenti monastici della Riviera Euganea (in territorio monselicense) nel medioevo. S. Giovanni Evangelista di Montericco, S. Michele di Bagnarolo, S. Maria di Lispida, S. Maria di Monte delle Croci, “Benedictina”, 42 (1995), p. 5-55. 
Carraro G., I monaci Albi di S. Benedetto di Padova, in Il monachesimo italiano nell’età comunale. Atti del IV Convegno di studi storici sull’Italia benedettina. Abbazia di S. Giacomo Maggiore, Pontida (Bergamo) 3-6 settembre 1995, ed. F.G.B. Trolese, Cesena 1998 (Italia benedettina, 16), 403-432.

San Michele di Bagnarolo e San Pietro di Monselice

San Michele di Bagnarolo – Monselice 
 
Fondato dalle monache di S. Giovanni Evangelista di Padova nel 1258 che avevano abbandonato il proprio monastero per far posto ai monaci albi provenienti da S. Giovanni Evangelista di Montericco. Nel 1314 il vescovo Pagano della Torre, a causa della povertà delle monache e della solitudine del luogo, incorporò S. Michele al monastero padovano di S. Prosdocimo. 
 
Borri San Bonifacio C., Sulle origini del monastero di S. Giovanni Decollato di Padova, “AMAP”, 96 (1983-84), III, 246-247. 
Carraro G., Insediamenti monastici della Riviera Euganea (in territorio monselicense) nel medioevo. S. Giovanni Evangelista di Montericco, S. Michele di Bagnarolo, S. Maria di Lispida, S. Maria di Monte delle Croci, “Benedictina”, 42 (1995), p. 5-55. 
 
San Pietro – Monselice 
 
Fondato agli inizi del XIII secolo presso una chiesa più antica di proprietà della Vangadizza. Dopo alterne vicende nella seconda metà del secolo XV lo troviamo in commenda. Nel 1793 passò dalla giurisdizione della Vangadizza a quella dela diocesi di Chioggia. Dell’edificio non rimane oggi nessuna traccia. 
 
Rigon A., Il monastero di S. Pietro di Monselice e la Vangadizza,  “Atti e memorie del Sodalizio Vangadicense”, I (1972-1973), p. 403-417. 
Lusiani T., Notizie sul monastero di S. Pietro di Monselice nei secoli XV-XVIII, “Atti e memorie del Sodalizio Vangadicense”, I (1972-1973), 375-402.

San Salvaro, San Giacomo e San Giovanni Evangelista di Monselice

San Salvaro – Monselice 
 
I Benedettini padovani vi fondarono un priorato le cui prime attestazioni risalgono alla metà del secolo XIII. Fu a lungo utilizzato nei secoli seguenti come luogo di villeggiatura estiva; fu soppresso nel 1810. 
 
Il più ampio contributo si trova in 
Antoniazzi Rossi E., Chiese e monasteri: per un approccio alla vita religiosa monselicense tra i secoli XV e XVI,  in Venezia e Monselice nel secoli XV e XVI. Ipotesi per una ricerca, ed. R. Valandro, Monselice 1985, p. 127-131. 
 
San Giacomo – Monselice 
 
Sorto intorno al 1162 come ospizio per poveri e pellegrini, ospitò ben presto una comunità monastica doppia che adottò la regola benedettina. Nel corso del secolo XIII prevalse l’elemento femminile finché il 16 dicembre 1420 il vescovo Pietro Marcello allontanò le monache, accusate di vita scandalosa, e affidò il monastero ai canonici di S. Giorgio in Alga che lo fecero rifiorire. Costoro lo tennero fino alla soppressione dell’Ordine avvenuta nel 1668. In seguito per alcuni anni appartenne all’Ospedale della Pietà di Venezia finchè nel 1677 vi si insediarono i francescani riformati, che tuttora vi risiedono. 
 
Dal Prà G., La chiesa e il convento di S. Giacomo di Monselice. Appunti di storia, “L’Ausiliatrice” (Foglietto mensile di propaganda per la confraternita di Maria Ausiliatrice e per l’opera missionaria francescana in Monselice), 5 (1933), n. 1, 2. 
Meneghin V., S. Giacomo di Monselice, Monselice 1933. 
Rigon A., S. Giacomo di Monselice nel Medio Evo (sec. XII-XV). Ospedale, monastero, collegiata, Padova 1972 (il tema era già stato affrontato nella tesi di laurea discussa presso l’Università di Padova, Facoltà di Lettere e Filosofia, a . a. 1968-69). 
Valandro R., I Francescani a S. Giacomo, 1677-1977, Monselice 1977. 
 
San Giovanni Evangelista di Monselice 
 
Fondato nel 1203 grazie ad una donazione di un terreno nel Mons Vinearum ma già nel 1258 il vescovo di Padova Giovanni concesse ai monaci di trasferirsi nel monastero di San Giovanni Evangelista di Padova e la Casa di Montericco fu usata come dipendenza. Nel secolo XVII vi si insediarono gli Eremitani di Sant’Agostino. Sul luogo sorge oggi l’eremo di Santa Domenica dei Minori Conventuali. 
 
Rigon A., Il monastero euganeo di S. Giovanni Evangelista del Montericco dalla fondazione (1203) al trasferimento della comunità in Padova (1258), “Atti e Memorie dell’Accademia patavina di Scienze, Lettere ed Arti”, 93 (1980-81), III, 83-96. 
San Bonifacio C., Per la continuazione del codice diplomatico padovano. Le carte del sec. XIII del fondo di S. Giovanni Decollato (Archivio Vaticano),  tesi, Università degli Studi di Padova, 1980-81. 
Carraro G., Insediamenti monastici della Riviera Euganea (in territorio monselicense) nel medioevo. S. Giovanni Evangelista di Montericco, S. Michele di Bagnarolo, S. Maria di Lispida, S. Maria di Monte delle Croci, “Benedictina”, 42 (1995), p. 8-18

San Fermo e San Martino di Este

San Fermo di Este 
 
Fondato nel 1292, fu per secoli alle dipendenze dell’Abbazia della Vangadizza. Nel 1457, quando era già in commenda, gli fu unita la chiesa di S. Pietro, altra dipendenza estense della Vangadizza. La chiesa di S. Fermo fu abbattuta all’inizio del secolo XIX. 
 
Comisso B., I monasteri di S. Fermo e S. Pietro in terra d’Este, “Atti e Memorie del Sodalizio Vangadicense”, 1 (1975), 227-244. 
 
San Martino di Este 
 
Non si conosce con certezza l’epoca di fondazione. Nei secoli XII e XIII intorno alla chiesa di S. Martino andò strutturandosi uno dei terzieri urbani di Este. Successivamente si parla solo della chiesa che fu per secoli retta dai chierici nominati dalla badessa del monastero benedettino di S. Stefano di Padova e che ebbe funzioni parrocchiali fino al 1771. La chiesa è stata restaurata nel 1940. 
 
Bortolami S., Este da città romana a città medievale: appunti per una storia delle difese murarie, in Città murate del Veneto, ed. S. Bortolami, Cinisello Balsamo 1988, p. 65-71. 
Bortoletto E., La chiesa di San Martino di Este, in “Terra d’Este. Rivista di storia e cultura”, 6 (1996), n. 11, p. 119-157. 
Cogo B., La chiesa di San Martino di Este. Notizie storiche, Este 1997.

San Michele, San Pietro e San Stefano di Este

San Michele di Este 
 
Fondato sul finire del secolo XVI per volontà della Comunità estense. Su progetto dello Scamozzi, la costruzione proseguì con lentezza tanto che le monache vi entrarono solo nei primi anni del ‘600. Fu soppresso nel 1810. E’ oggi visibile la struttura esterna della chiesa adattata a cinema. 
 
Bresciani Alvarez G., Il monastero di S. Michele di Este e l’opera di Vincenzo Scamozzi, in “Bollettino del Museo Civico di Padova”, 53 (1964), I, p. 49-64. 
 
San Pietro di Este 
 
Fondato il 15 dicembre 1292 da Bernardo, abate camaldolese di S. Maria della Vangadizza, che insediò presso la chiesa di san Pietro un gruppo di monache benedettine. Nel 1457 la chiesa fu unita al priorato vangadicense di S. Fermo di Este. Essa fu distrutta all’inizio del sec. XIX. 
 
Comisso B., I monasteri di S. Fermo e S. Pietro in terra d’Este, “Atti e memorie del Sodalizio Vangadicense”, I (1975), 227-244. 
 
San Stefano di Este 
 
Non si conoscono le origini del Monastero. La prima notizia risale al 1348 quand’era abitato da eremite di regola ignota. Dopo essere appartenuto nel secolo XV per pochi  decenni alle benedettine di S. Maria Maddalena dello Stangato di Padova, all’inizio del secolo successivo apparteneva alla locale confraternita dei SS. Michele e Stefano che nel 1516 lo affidò alle monache agostiniane di S. Caterina di Sacco di Venezia. Nel 1589 passò ai Cappuccini  che lo tennero fino alla soppressione avvenuta nel 1657. 
 
Franceschetti F., La chiesa, il monastero e la confraternita di S. Stefano in Este. Memorie storiche, Este 1899.

Monte della Madonna di Teolo

Nella cima del Monte della Madonna una chiesa è documentata sin dal secolo XIII. Dipendenza di Praglia, il luogo fu per secoli dimora di laici eremiti soggetti all’abbazia. La chiesa attuale, recentemente restaurata, risale all’inizio del secolo XVI. Nel piccolo monastero – costruito nel decennio 1965-75 – risiedono stabilmente alcuni monaci di Praglia. 
 
[Salvatori A.], Trasporto della nuova statua della Madonna al nostro Santuario del Monte di Teolo, “La Stella di Praglia. Bollettino parrocchiale”, 15 (1941), giugno, p. 1-3. 
Barcellan O., Il monte della Madonna sopra Teolo. Cenni storici, Padova 1942. 
Carpanese C., Il monte della Madonna e il suo Santuario, “Abano Terme. Notiziario dell’Azienda di cura”, 5 (1953), X, 16 p. non numerate. 
Guida del Santuario. Monte della Madonna – Teolo (Padova), Milano s.d. 
Carpanese C., Il Santuario del Monte della Madonna (Teolo), in L’Abbazia di Santa Maria di Praglia, a cura di C. Carpanese, F. Trolese, Milano 1985. 
Carpanese C., Il santuario del monte della Madonna nei colli Euganei tra storia e cronaca, Bresseo di Teolo (PD), 1987 (Prataleensia, 1).

Sant’Antonio Abate del Covolo e San Biagio di Teolo

S. Antonio Abate del Covolo di Teolo 
 
Presso la grotta che una pia tradizione indicava un tempo come il luogo in cui avrebbe condotto vita eremitica S. Felicita, fu fondato forse all’inizio del secolo XIII e la esistenza della comunità è documentata fino alla prima metà del secolo XIV. Ma nel 1405 fu unito al monastero padovano di Ognissanti dato che risultava desolatamente abbandonato. In seguito divenne beneficio del monastero di S. Giustina di Padova. All’inizio invece del secolo XVII dipendeva da Praglia. Si conserva la piccola chiesa di recente restaurata. 
 
Billanovich Vitale L., Per uno studio delle visite pastorali del Barbarigo I. Note introduttive alla prima visita (1664-1671),  in “Contributi alla storia della Chiesa padovana nell’età moderna e contemporanea”, I, Padova 1982 (FRSEP), p. 33-85. 
Carpanese C., Il santuario del monte della Madonna nei colli Euganei tra storia e cronaca, Bresseo di Teolo (PD), 1987, p. 15-16. 
Rigon A., Eremo, piazza, oratorio. Proposte religiose e modelli di comportamento nel Quattrocento padovano, in “Le Venezie francescane”, n.s., 6 (1989), p. 83-84. 
Sulla vicenda di Santa Felicita: 
Daniele I., L’”Historia inventionis sanctorum Maximi, Iuliani, Felicitati set Innocentium, “Atti e Memorie dell’Accademia di Sciene Lettere Arti “, 95 (1982-1983), p. III, p. 183-207.E anche: 
Daniele I., BS, V, coll. 604-605. 
 
San Biagio di Teolo 
 
Fondato nel 1935 dall’abate di Praglia D. Gerardo Fornaroli, il quale affidò alle suore la direzione della locale scuola materna e la custodia della chiesa cinquecentesca. 
 
Sartori F., Memorie storiche con documenti e note della chiesa campestre di S. Biagio presso Praglia, Finalpia 1936 
[Pepato E.], S. Biagio di Praglia. 40° delle Suore benedettine di carità 1935-1975,  Praglia 1975. 
Tamburrino G., La chiesa succursale di S. Biagio (Praglia), in L’Abbazia di Santa Maria di Praglia, a cura di C. Carpanese – F. Trolese, Milano 1985, p. 74-75.

Monte Rua

Fondato nel 1339 da Bonaventura Boldù, camaldolese, che ne fece una dipendenza di S. Mattia di Murano. Ma già da qualche anno il luogo era abitato da eremiti, ai quali il comune di Torreglia aveva donato il terreno per la costruzione d un oratorio in onore della Madonna. All’inizio del secolo XVI si trova in abbandono. Fu rifondato nel 1537 da Girolamo da Sessa per gli eremiti camaldolesi di Monte Corona che lo tennero fino alla soppressione napoleonica del 1810. Nel 1863 l’eremo fu acquistato a titolo personale e restaurato da padre Emiliano Neri, che vi reintrodusse l’osservanza coronese tuttora vigente. 
 
R(ambaldo) F., Il Camaldoli di Rua ne’ colli Euganei, Verona 1789. 
Notizie storiche della fondazione e del fondatore dell’eremo di Rua sopra Padova, Venezia 1863 (Padova, BC, BP/55-VIII). 
Lugano P., La Congregazione camaldolese degli eremiti di Montecorona dalle origini ai nostri tempi con una introduzione sulla vita eremitica prima e dopo s. Romualdo, Frascati 1908, p. 261-266, 314-315. 
Ricordo dell’eremo di Rua sui Colli Euganei, Padova 1908 (Padova, BC, BP/2375-VII). 
L’eremo camaldolese di Rua (Padova), “Rivista camaldolese”, 1 (1926), p. 180-186. 
(Prevedello P.), L’eremo di Rua. Trittico, Padova 1945, (Padova, BC, BP. e. 389). 
Sambin P., Un amico del Petrarca: Ildebrandino Conti e la sua attività spirituale e culturale, “Studi di storia padovana e veneta”, edd. P. Sambin – F. Seneca – M. Cessi Drudi, Venezia 1952, p. 29-31. 
Marchesi C., Rua, “Padova”, 1957, n. 2, p. 13 sgg. 
Rizetto R, L’Eremo di Monte Rua, “Padova”, 9 (1969), n.1, p. 40-42. 
Lugaresi G., Monte Rua, “Padova e la sua provincia”, 19 (1973), n.s., n. 2, p. 3-5. 
Piazza F., Breve storia dell’eremo di Monte Rua, s.l. 1979. 
Barcaro F.A., L’eremo camaldolese si Monte Rua tra storia e ascesi mistica, Treviso 1980. 
Tosatto C., Eremo di Monte Rua. Richiami di storia e di spirito, Padova 1980. 
Fraccaro Prosdocimi G., Torreglia. Notizie storiche dalle origini alla fine della dominazione veneziana, Torreglia 1987, p. 121-132. 
Colicchia A., Invito alla visita: i monasteri di Praglia e monte Rua. Una vacanza come Dio comanda,Airone 171, luglio 1995. 
Camaldoli ed i Camaldolesi, Eremo di Rua (Torreglia) — Roma, Scuola tip. Pio X, s.d., (28 pp.). Contiene anche alcune pagine di guida all’insediamento camaldolese a Rua. 
Eremo di Monte Rua (Notizie-Storia-Descrizione), Abano Terme s.d. 

San Giovanni Battista del Venda

Fondato nei primi decenni del secolo XIII, in seguito all’evolversi di una esperienza eremitica cui diedere avvio alcuni monaci di S. Giustina, fra cui l’ex abate Stefano. Nel 1380 il vescovo Raimondo decretò la sua incorporazione nella congregazione di Monte Oliveto della quale fece parte fino alla soppressione decisa dalla Repubblica Veneta nel 1771. Rimangono oggi visibili i ruderi della chiesa. 
 
Sambin P., Il monastero di S. Giovanni Battista del Venda dalle origini alla riforma olivetana e la omonima confraternita, in Sambin P., Ricerche di storia monastica medioevale, Padova 1959 (Miscellanea erudita, 9), p. 1-32; ristampa, con ritocchi e numerose aggiunte, dello stesso studio già apparso con il titolo Il monastero benedettino del Venda prima della Riforma Olivetana in “Archivio Veneto”, s.v., 54-55 (1954), p. 1-25
Sbriziolo L., Note di storia monastica medievale in Padova, “AMAP”, 86 (1973-74), p. III, 5-27. 
Tagliabue M., S. Giovanni Battista del Venda (Padova): un secolo di storia monastica (1350-1450) tra Albi e Olivetani. Con appendice di 36 documenti inediti, tesi, Università degli Studi di Padova, Facoltà di Lettere e Filosofia, a a. 1978-1979. 
Nel volume sottoindicato un capitolo è dedicato al Monastero e in appendice sono riportati alcuni documenti tratti da ASP, Corporazioni soppresse, Fondo Monte Venda:   
Fontana L., Galzignano. Analisi delle aggregazioni, Padova 2001, p. 101-108 e 170-173.

San Leonardo di Boccon

Fondato nel terzo decennio del secolo XIII dai monaci di S. Giovanni Battista del Venda di cui fu, fino al 1380, una dipendenza. Una tradizione consolidata – ma priva di base documentaria – vuole che il monastero sia stato unito con quello di S. Mattia di Padova decretata nel 1380 dal vescovo Raimondo. Nel 1396 il successore di Raimondo, Stefano da Carrara, ne decise una seconda con il monastero delle Benedettine di S. Francesco Piccolo. La vecchia casa continuò ad essere usata e le monache vi trovarono rifugio quando il monastero di S. Francesco Piccolo fu distrutto nella guerra della Lega di Cambrai. 
 
Sartori F., Memorie storiche di Boccon, Padova 1879 (Padova, BC, BP/1310/X, Opuscoli padovani). 
Rigoni E., S: Francesco Piccolo di Padova, “Le Venezie francescane”, 18 (1951), p. 147-150.ù 
Sbriziolo L., Note di storia monastica medievale in Padova, “AMAP”, 86 (1973-74), p. III, 5-27. 
Malgeri G., Boccon dalla preistoria ai giorni nostri. Note storico etnografiche su un paese dei Colli Euganei, Padova 1976.

Abbazia delle Carceri

Dell’abbazia delle Carceri collegata al Casato d’Este, si occupano: 
Franceschetti F., La soppressione dell’Abbazia Estense di S. M. di Carceri, “Isidoro Alessi. Rivista estense di storia lettere ed arti”, 1 (1895), n. 3, p. 20-23. 
Cessi R., Una “regula” padovana del sec. XIII, “Atti e Memorie dell’Accademia delle Scienze Lettere ed Arti in Padova”, 32 (1916) [verificare] 
Lupi B., Storia di Carceri, dattiloscritto, 1930. 
Callegari A., Le ceramiche dell’Abbazia delle Carceri e ancora una parola sui prodotti di Candiana (Pd), “Faenza” 1935. 
Pertile C., Il convento di Carceri e gli affreschi del Salviati, in “Rivista d’Arte”, aprile-giugno 1936. 
Paschini P., Una lunga lite per una abbazia, “Rivista di storia della Chiesa in Italia”, 2 (1948), p. 362-370. 
Limena A., L’Abbazia di S. Maria delle Carceri, Padova 1966. (Lo stesso autore aveva anche pubblicato un intervento sul mensile “Atheste” del dicembre 1964 dal titolo Carceri, Montecassino del Veneto
Scorzon E., L’Abbazia di S. Maria delle Carceri (Este), “Padova e la sua provincia”, 13 (1967), n.s., n. 9, p. 19-23.  
Chiozzi A., Il monastero di S. Maria delle Carceri (Padova), dalle origini al 1474, tesi di laurea, Università di Padova, a. a. 1969-70. 
Zattin G., Il Monastero di Santa Maria delle Carceri, Padova 1973

Gemola e Salarola di Baone

San Giovanni Battista del Gemola (Baone) 
 
Fondato da Martino da Milano nel 1215, di lì a pochi anni (1221) accolse la beata Beatrice d’Este che vi morì nel 1226. Nel 1578 per volontà del Vescovo Federico Cornaro le monache si trasferirono a Padova nel nuovo monastero di S. Sofia. L’edificio del Gemola passò in mano a privati che lo adattarono a villa padronale.  
 
Nave S., Relazione dell’indagine condotta sulle vicende del “Monte Gemola” sui Colli Euganei e sulle vicende del suo complesso monumentale, S.n.t. [1976]. 
Fontana L., Il convento di Beatrice d’Este sul monte Gemola, in La chiesa di Santa Sofia in Padova, Padova 1982, p. 203-216. 
Coppola C., La Villa del Monte Gemola, , in “Padova e il suo territorio”, 5 (1990), n. 26, p. 14-16. 
Polizzi C., Alle origini del monastero di san Giovanni Battista del Gemola, “Atti e memorie dell’Accademia patavina di scienze lettere ed arti, 103 (1990-91), III, p. 173-200. 
 
Santa Margherita di Salarola (Baone) 
 
Fondato nel 1179 su un terreno donato dai signori di Baone e di Este. Nella prima metà del XIII secolo vi era annesso un ospizio. Era quasi spopolato quando Pio II lo unì nel 1459 al monastero padovano di S. Mattia. Definitivamente abbandonato dalle monache per disposizione del vescovo di Padova Nicolò Ormanetto e venduto a privati che lo adattarono ad abitazioni coloniche. Dell’antico complesso son ancora visibili le mura perimetrali e una piccola cappella adibita ad abitazione. 
 
Menegazzo E., Di alcune visite del vescovo di Padova Pietro Barozzi ai monasteri femminili della diocesi e particolarmente a quello di S. Margherita di Salarola, “Atti e memorie dell’Accademia patavina di scienze lettere ed arti, 83 (1970-71), III, p. 287-304. 
Franzolin A.T., Per la continuazione del Codice diplomatico padovano. Edizione di 91 documenti dal 1220 al 1225 (Archivio di Stato di Padova, Archivio diplomatico, b. 9) con note storiche, tesi di laurea, Università degli Studi di Padova, 1972-73. 
Polizzi C., Alle origini del monastero di san Giovanni Battista del Gemola, “Atti e memorie dell’Accademia patavina di scienze lettere ed arti, 103 (1990-91), III, p. 179-184. 
Zanetti D., Una fondazione monastica signorile del medioevo padovano: il monastero di Santa Margherita di Salarola (con un’appendice di 144 documenti trascritti o registrati), tesi di laurea, Università degli Studi di Padova, Facoltà di Scienze della Formazione, a. a.  1998-99.
Follow by Email