Dal 1867 i monaci sono costretti a lasciare di nuovo Praglia (dopo la soppressione napoleonica del 1810). Il monastero cade in abbandono.
Il 12 luglio 1866 le truppe italiane entrarono in Padova. Qualche giorno prima, il 7 luglio, Eugenio di Savoia luogotenente di Vittorio Emanuele II poneva la sua firma alla legge che sopprimeva tutte le corporazioni religiose, misura, come ognuno può giudicare, urgentissima per la salvezza d’Italia! La legge Siccardi venne applicata a Praglia il 4 giugno del 1867. La maggior parte dei monaci si rifugiò a Daila (Istria); alcuni ebbero fraterna ospitalità nell’eremo di Rua, riconosciuto, dopo una lunga lite col Demanio, proprietà di P. Emiliano Neri camaldolese. Anche Praglia, dunque, fu vittima di questo clima di contrapposizione frontale con il nuovo Stato Italiano e il Monastero conobbe la seconda soppressione, dopo quella del 1810 ad opera di Napoleone.
La soppressione delle comunità religiose era voluta anche da esigenze di bilancio per far fronte con tutti i mezzi a quel pauroso disavanzo che indurrà il Governo ad approvare, tra l’altro, la famigerata tassa sul macinato. L’annessione all’Italia coincise, secondo il Vescovo Callegari, con l’irrompere dell’incredulità e del vizio.
Custode di Praglia rimase don Pascuttini fino al 1 aprile del 1891, quando veniva concretandosi la destinazione del monastero, che veniva diviso in tre parti: quella monumentale da affidarsi al Ministero dell’istruzione, quella rustica con le stalle e il cosiddetto serraglio da adibire ad usi militari e il resto da mettere in vendita tramite pubblica asta.
La testimonianza del senatore Antonio Fogazzaro sul degrado di Praglia nel romanzo “Piccolo mondo moderno” (1901)
La desolazione in cui versava il glorioso monastero emerge nella testimonianza letteraria di Antonio Fogazzaro che visitò il complesso monastico nel 1890. Egli ambientò il II capitolo del suo romanzo “Piccolo mondo moderno” (1901). La descrizione riproduce lo stato di degrado e abbandono in cui versava l’antico sito monastico. Scriveva il Fogazzaro:
“Era così magnificamente triste, l’antico monastero! Era così propizio nella sua maestà cinta di solitudine, ai pensieri di cui Maironi aveva maggior bisogno! Il vecchio [custode] si animava tutto in viso parlando dei cortili eleganti e severi, della crocifissione di Bartolomeo Montagna che stava nel refettorio e anche dell’indegno abbandono in cui l’insigne monumento era lasciato dal Governo, degli strazii maggiori che si temevano allora e che furono compiuti più tardi: assassinio di vile di un vecchio glorioso, delitto consumato nel silenzio, col favore della solitudine…”
Sul Fogazzaro e Praglia vedi: Peretti Gianluigi, I rapporti del Fogazzaro con Praglia e Montegalda, “Padova e il suo territorio” (2010), n. 147, pp 26-27; Marangon Paolo, Fogazzaro e la Comunità monastica di Praglia, in «Fogazzaro nel mondo», a cura di A. Chemello e F. Finotti, Atti del Convegno Internazionale per il centenario della morte di Antonio Fogazzaro (Vicenza, 10-11-12 ottobre 2011), Vicenza 2012, pp. 467-474 , Zambon Patrizia, «Il grande monastero abbandonato»: Praglia nei luoghi di Piccolo mondo moderno, nei medesimi Atti, pp. 475-492.
Il 28 aprile del 1904 i monaci tornano a Praglia
Intanto si provvedeva al riscatto di Praglia con l’ausilio di forze locali interessate al ritorno dei benedettini, in prima fila don Angelo Candeo, prete agronomo e parroco di Mestrino, che coltivava il progetto di istituire a Praglia, sotto la direzione dei monaci, una scuola sperimentale di frutticoltura e viticoltura. Il Candeo sarà anche l’intermediario che concluse la trattativa che portò all’acquisto nel novembre del 1900 della parte del monastero messa all’asta.
Il 28 aprile del 1904, due giorni dopo il ritorno, il Callegari ricevette la visita dei due monaci recatisi ad ossequiarlo, don Marino Frattin e don Angelo Ceriolo.
Gli eventi del 1915
Nel 1915, allo scoppio del conflitto, anche Praglia conobbe le lacerazioni che avevano diviso l’Italia. Lo stesso abate Nicolini, trentino di nascita, non era certo vicino alle posizioni irredentistiche e aveva rinunciato a malincuore alla cittadinanza austriaca, mantenendosi però in linea con le posizioni della Santa sede. Egli mantenne una saggia equidistanza, a fronte del crescere della febbre interventista, colorata anche di anticlericalismo, evitando di cadere nelle accuse di “partigianeria germanofila” come si esprimeva l’opinione pubblica di allora.
Praglia luogo di addestramento militare
La guerra portò inevitabilmente un moltiplicarsi della presenza di militari fin dall’agosto del 1915. Agli abituali insediamenti di artiglieria si aggiungevano i frequenti arrivi di fanti che stavano per brevi periodi di addestramento. L’Abbazia dovette subire le intemperanze di alcuni, come nel caso del furto di bottiglie di vino ma registrando anche i comportamenti profondamente religiosi di altri.
furto di bottiglie di vino: Cronaca della Badia di Praglia dall’anno della Ristorazione 1904, p. 217
Il 1917 e la disfatta di Caporetto – visite illustri
Dopo Caporetto, negli ultimi giorni di ottobre del 1917, la situazione si fece grave e concitata. Dal fronte arrivavano voci allarmate di nemici che avevano sfondato, tanto che l’Abate intimò ai suoi di tenersi pronti per partire all’istante, se necessario. Nella Cronaca del monastero, in data 31 ottobre 1917, si legge: “I nemici acquistano sempre più terreno ritirandosi i nostri… cosa sarà di noi, del monastero, di queste terre? … Intanto continuamente giungono e militari e popolazioni civile profughe dalle terre invase. Il Signore ci aiuti ed abbia misericordia di noi”.
Un via vai di truppe e di profughi rompe il ritmo delle ore canoniche. Uomini che vanno stanchi, affamati e disorientati; una sera il padre Abate è preso dalla pietà e invita questi giovani soldati che dormivano nelle campagne all’adiaccio, siamo ormai alla fine di novembre, a ripararsi nel chiostro doppio.
Ora le visite si intensificano, generali, ufficiali, lo stesso Sovrano viene in visita il 28 Novembre. Osserva tutto con attenzione e interesse. La regima Elena verrà il 9 Febbraio del 1918, il Comandante Diaz il 13 Agosto.
Cronaca della Badia…, p. 271
Arrivano curiosi soldati con il gonnellino…
Il giorno dopo Natale del 1917 arriva una delegazione di ufficiali inglesi e pochi soldati canadesi e scozzesi, che incuriosiscono per l’inconsueto gonnellino. In quella stessa notte i monaci son svegliati dal frastuono di un bombardamento aereo di Padova.
Qualche settimana più tardi arrivò il contingente inglese che occupò gran parte del monastero. Son 200 ufficiali e circa 2.000 soldati, per la maggioranza protestanti. L’insediamento portò vantaggi come l’energia elettrica che mancava ma anche il pericolo di bombardamenti.
Cronaca della Badia…, p. 279