- l'avvio del capitalismo
- i secoli della grande ubriachezza
L’avvio dell’agricoltura capitalistica
Due vicende sono significative dei grandi cambiamenti in corso nella prima età moderna che denotano l’avvio, seppur parziale, di una agricoltura di tipo capitalistico: bonifiche e concentrazione delle proprietà.
I documenti che si riferiscono alle proprietà di Alvise Cornaro (1484-1566) raccontano di come livellari e piccoli proprietari siano costretti sempre più spesso a vendere le loro terre per essere ingoiate dalla potente proprietà del patrizio veneziano, che ama l’agricoltura e impiega grossi capitali nella bonifica della terra. In questa dilatazione del patrimonio terriero del Cornaro agisce anche il Ruzante (ca. 1496-1542), il famoso commediografo, come “nuncius” o “commissus”, muovendosi in groppa al suo gagliardo cavallo morello per versare, per conto del suo mecenate, pochi ducati a quei contadini che si presentano dal notaio per cedere le loro terre.
L’altro evento è il “Retratto di Monselice”, tra i primi esempi di bonifica idraulica nell’età moderna. Il deflusso delle acque costituiva l’irrisolto problema di gran parte dell’area pedecollinare, impedendone lo sfruttamento. A nord dei Colli, ad esempio, la palude di Lonzina abbracciava le terre del monastero di Praglia e tra Torreglia e Montegrotto, vaste lande abbandonate di rado versavano l’eccedenza idrica nel Rio Mezzano, l’odierno Rialto. Nel 1556 il governo veneziano di fronte alle insistenze di una parte del Senato direttamente interessata e al bisogno d’integrare il rifornimento alimentare, decise di riscattare (retrarre) le terre soggette all’acqua, risezionando fossi e scolatoi e rimettendo in efficienza i tunnel di scarico sottopassanti l’alveo pensile del canale di Battaglia, cioè la botte al Pigozzo e il ponte-canale alla Rivella. La bonifica recuperò circa 6.664 campi padovani.
cedere le loro terre: Sambin P., Per le biografie di Angelo Beolco, il Ruzante, e di Alvise Cornaro. Restauri di archivio, rivisti e aggiornati da Francesco Piovan, Padova, Esedra, 2002 (Filologia veneta. Testi e studi, 5), p. 69.
campi padovani: Grandis C., I colli coltivati nei secoli dell’età veneziana, in I Colli Euganei, a cura di F. Selmin, Sommacampagna (VR),Cierre edizioni, 2005, p. 168.
I secoli della grande ubriachezza
Lo storico francese Braudel data al secolo XVI quell’incremento vertiginoso dei bevitori cronici che fa sì che il vizio dell’ubriachezza cada sotto i dettami della norma pubblica. Così a Venezia la Signoria è costretta nel 1598 a infierire nuovamente contro l’abuso del vino. Si tratta di un bere che non richiede mai vini di qualità. É anche questo uno dei motivi dell’imporsi sempre più diffuso dei vitigni grossolani e di forte rendimento.
É difficile leggere questa ubriachezza come un lusso del vino, ma va collocata in quella disperata ricerca di calorie a buon mercato che apre uno squarcio sul grande digiuno cui saranno costretti i contadini europei almeno fino alla metà del secolo XIX.
La grande fame che si accentua col finire del Medio Evo porterà all’incremento e alla diffusione dei consumi di vino sposandosi, altresì, alla grande diffusione dell’acquavite. Il vino, perciò, sarà per molti cibo di riempimento come la polenta, la patata o la pasta, in una condizione alimentare che all’esplodere improvviso della carestia alternerà un regime di continuo e permanente livello di sottonutrizione.
L’importanza del fenomeno sociale si riscontra anche nella ricchezza lessicale: così tra l’inbriàgo, che è l’abusatore occasionale, e l’ inbriàgo duro o desfà, che non ha più il controllo del proprio corpo, troviamo l’inbriaghèa, da mattina a sera in stato di alterazione perpetua, e l’inbriagòn, il vero e proprio alcolizzato cronico. Per quanto riguarda la misura si va dalla baéta, a la bàea, nella duplice versione di catìva e piansòta, al baeòn, che nella contaminazione semantica par quasi ricordare il rotolare di una palla.
contro l’abuso del vino: Braudel F., Le strutture del quotidiano, Torino 1982, p. 210.
cibo di riempimento: Montanari M., La fame e l’abbondanza. Storia dell’alimentazione in Europa, Roma-Bari 1997, pp. 175-180.