Camilla che voleva diventare maestra

Un’altra storia esemplare

Un’altra storia esemplare di volontà e determinazione. Camilla, prima di otto fratelli, donna e dunque dal destino segnato. Ma lei fa di tutto, ripete volontaria la quinta, va a Padova in bicicletta anche durante la sospensione della scuola nel 1945 per non perdere i contatti con le compagne, fa ripetizioni facendosi pagare con l’olio e finalmente ce la fa.

In principio ero a Padova, in collegio. Io sono andata via nel ‘38 perché allora, per studiare… voi adesso non ve ne rendete conto… per studiare bisognava andare a Padova stabili, non come adesso che andiamo su e giù. Perché allora, già nel ‘38 c’era… io, le medie stesse… dopo la quinta, sono dovuta andare… c’era solo una corriera che andava la mattina e tornava a mezzogiorno, proprio alle 12.10 da Piazza Eremitani. Allora partivano le corriere, quindi non si poteva in nessun caso… e una che partiva all’una – una e mezza, non mi ricordo, e tornava la sera. Basta, questo era per Teolo. A Castelnuovo non arrivava nessuna corriera, per dirti… Quindi io che ero la prima di otto… la prima di otto… volevo a tutti i costi […] continuare a studiare, a fare la maestra. Ma avevo sette fratellini, allora: l’ultima non era ancora nata, ma… e quindi ho insistito, insistito. Intanto la mamma prima ha detto: ‘Be’, sei piccola, aspetta’ e mi ha fatto ripetere la ‘quinta volontaria’. Non so se l’hai mai sentita… allora, spesso, per chi non poteva continuare a studiare, a undici anni si finisce la quinta, no… facevano ripetere la ‘quinta volontaria’, si diceva, non perché fossi bocciata ma perché passasse un altro anno. Quindi mi hanno fatto fare due anni la quinta e dopo sono andata in collegio a Padova. In collegio… i soliti collegi di allora, il mio era S. Croce, nella zona là di S. Croce. Un buon collegio, ottimo, dove si andava ad ottobre e si veniva a casa a Natale. Dopo a Pasqua e tutte le vacanze a casa, ma del resto là… e una volta al mese venivano a trovarci. Allora, sai, la serietà… Una volta era così, era un convitto. Sì, sì, tutte ragazze, era un convitto e andavamo a scuola fuori, alle magistrali. Noi solo là mangiavamo e dormivamo, insomma. Le suore salesie, le stesse che sono a Teolo…”.
A ottobre, cominciava il primo ottobre: ‘Be’, finché la stagione è buona vado in bicicletta’, da Teolo fino a Padova. […] ‘Intanto mi prendo il programma’, incontro le altre che potevano frequentare e quel giorno c’era, mi ricordo, una lezione di filosofia del professor Gui […]. Era bravo, capisci… e allora le perdo tutte, no, così… il collegio era chiuso e poi a casa mia non mi lasciavano più andare perché era troppo pericoloso. ‘Be’, intanto oggi sono stata, vengo anche domani’… ‘Vengo anche dopodomani’… Per farla breve io ho frequentato fino ad aprile, giorno per giorno in bicicletta da Teolo, nel ‘44 – ‘45. Pare impossibile anche a me, adesso, […] ma noi abitualmente andavamo. Mi ricordo che abbiamo cominciato ad andare dopo la quarta elementare: andavamo fino a Padova in bicicletta perché io avevo una zia suora nello stesso collegio dove dopo sono andata. Lei veramente era alle Grazie, un collegio lì vicino, ma era sempre dello stesso ordine e andavamo a trovarla, io e i miei fratelli, i miei cugini e andavamo fino a Brentelle. Mettevamo giù la bicicletta, allora c’era il tram, addirittura, il ‘38 c’era il tram, e ci portava fino al Duomo, e dopo dal Duomo andavamo fino alle Grazie a piedi, per dirti, eravamo già abituati.
Pensa che dovevamo portarci da casa una mela, un panino, qualcosa perché in giro non si trovava niente, niente, da mangiare e… sì, la scuola era solo di mattina. E dopo venivo a casa, ma arrivavo a casa alle due, due e mezzo, così…

Camilla 1924

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