bicicletta, sì tanta

Bicicletta, bicicletta tutti quanti …

Mezzi di trasporto c’era… credo qualche volta qualche corriera, io so che… bicicletta, bicicletta tutti quanti e… chi poteva, come mio papà che aveva due cavalli, uno che andava e uno che veniva, in modo da dare il cambio, perché le scuole erano a Padova… Se pensa che io studiavo violino all’epoca… da un maestro a Padova che poi è scappato ed è venuto anche lui qua… ma non avevamo più voglia di suonare. E si andava a Padova in bicicletta, io e mia sorella, perché c’era anche mia sorella .. . Suonavamo tutt’e due il violino… Allora, il violino sul manubrio della bicicletta e via a Padova… solo che partivamo presto… Davanti alla strada di Praglia c’era un ghiaccio per terra…… Prima è caduta mia sorella, mio papà si è voltato per guardare mia sorella ed è caduto anche lui, dopodiché sono caduta anch’io che ero dietro… Eravamo tutti e tre seduti, così, e i violini che correvano nelle loro custodie… che correvano verso Padova
… bicicletta sì, tanta… Avevamo un tale allenamento che un bel giorno abbiamo deciso… in autunno, sarà stato nel ’42… c’era guerra, insomma. Abbiamo preso il treno a Padova, siamo andati a Desenzano, a Desenzano abbiamo sceso le biciclette e siamo partiti e abbiamo fatto tutto il giro del lago di Garda in bicicletta in tre giorni, con due soste, due notti. Poi abbiamo ripreso il treno e siamo venuti a casa. Ma con una disinvoltura straordinaria, non avevamo mica nessun problema, sa! …

Elvira  1930

Quando mi sono sposata mi sono portata la bicicletta

Sono sempre andata a Villa e poi hanno iniziato a dire la messa a da Lugli, andavo anche là, ma non avevo la bicicletta, niente… […]. Io me la sono portata via una bicicletta quando mi sono sposata e dopo me l’hanno distrutta qua, i ragazzi, e hanno fatto una biga […]”.
Una mattina sento che mitragliano […] e allora mi hanno insegnato di buttarmi a terra… e allora molla la bicicletta in mezzo alla strada e vai dentro il fosso. E mi butto a terra là, che non c’era mica l’acqua… me l’hanno insegnato loro che erano là sul ponte.

Zenia 1930

Ah le biciclette ….

Ah, le biciclette, bella la storia delle biciclette. Dunque, devi sapere che in pianura tutti hanno una bicicletta perché è l’unico… anche allora, non tantissimi, ma ogni famiglia ce l’aveva. A Teolo meno, si usava la bicicletta, perché ci sono le famiglie… però quando ti dovevi allontanare… Noi dovevamo venire in municipio, per i documenti eccetera, la bicicletta ci voleva, quindi ce n’era… Noi ne abbiamo sempre avuta una, ma da uomo, non da donna. Allora noi abbiamo sempre adoperato quella da uomo e quando abbiamo comprato la seconda bicicletta che era di quelle con le ruote grosse… com’è che le chiamavamo… che erano un po’ di più di quelle da passeggio, le solite sottili; ci pareva di avere chissà cosa… ma da uomo, ancora. Allora, finché si è piccole, undici – dodici anni, passa, ma dopo, sai, ci piaceva… Allora, io desideravo tanto questa bicicletta da donna e mia mamma diceva: ‘Eh, porta pazienza, va là, andando avanti…’ perché non mancava niente, perché, ti dico la verità… però, sempre con tanta attenzione, con tanta misura, ecco, questo sì, perché senno’… quindi sul vestire, tutto… e desideravo tanto questa bicicletta, questa bicicletta… e finalmente dopo mia zia, che ci accontentava, mi ha fatto una sorpresa, me ne ha comprato una lei, me l’ha fatta trovare a casa, usata… usata, ma me la ricordo ancora. E mi ricordo che sono andata a casa e mi ha detto: ‘Guarda che sono arrivati i corni’. Era una di quelle biciclette con il manubrio un po’ sportivo, non quelle solite, ecco. Ed io quella me la sono sempre… sempre adoperato quella, dopo, invece ho cominciato a lavorare, a guadagnare, perché guarda, diplomata nel ‘45, già durante la guerra facevo ripetizioni ai figli degli sfollati a Teolo. Dopo, sempre continuato a fare ripetizioni… andare in casa, ecco… Io ho imparato a fare la maestra così […]

Camilla 1924

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