Ciapa ciapa! Andrea Gomiero e lo svizzero Paul
Negli anni venti e trenta del Novecento, lo svizzero di Zurigo Paul Scheuermeier (1888-1973) percorse in lungo e in largo la Svizzera italiana e l’Italia centro-settentrionale alla ricerca di termini dialettali per l’Atlante linguistico ed etnografico dell’Italia e della Svizzera meridionale (AIS).
Percorrere le campagne venete tra la primavera del ’21 e l’estate del ’22 era un autentico azzardo. Un territorio in parte devastato dalla guerra e comunque campagne incendiate e in rivolta, in piena vertenza per il rinnovo di patti agrari. Le sue relazioni e le foto realizzate per l’Atlante Linguistico ed Etnografico dell’Italia e della Svizzera meridionale nel 1921 documentano aspetti della cultura materiale ma anche del lessico dei Colli.
Partito linguista e tornato etnografo – come egli stesso racconta – lo sguardo dello svizzero è attento ai dettagli, curioso, anche ironico come quando racconta di scrivere sulle ginocchia in una stalla, tra boásse e innumerevoli bambini. Nel dicembre del 1921 si fermò a Padova, campo base, spingendosi a Teolo e Castelnuovo per delle ricerche linguistiche.
bambini: Paul Scheuermeier, Il Veneto dei contadini, 1921-1932, a cura di Daniela Perco, Glauco Sanga, Maria Teresa Vigolo, Venezia 2011, p. 298, lettera da Teolo del 7.XII.21
Arriva a Teolo – al Posta – per pranzo. Visita il sig. Zanella al quale porta i saluti del figlio veterinario a Bassano e prende accordi con l’informatore Andrea Gomiero per il prossimo mercoledì 7 dicembre. Il 7 il Gomiero lo aspetta all’arrivo del tram e gli porta le valige fino all’Albergo Posta. Mangiano insieme. Il 10 dicembre, sabato, sale al Monte della Madonna dove incontra l’eremita e fa delle foto. Lunedì 12 sale al Venda con l’informatore e ne approfitta per un’escursione a Arquà; alla sera cena alla locanda di Castelnuovo con polenta e baccalà. Torna al Posta per mezzanotte dove prepara i bagagli per tornare a Padova.
per pranzo: Paul Scheuermeier, Il Veneto dei contadini, 1921-1932, a cura di Daniela Perco, Glauco Sanga, Maria Teresa Vigolo, Venezia 2011, pp. 98-99.
Le poche foto di Paul relative al territorio ci consentono di vedere il paesaggio dell’epoca. Emerge l’importanza della viticoltura. La foto con l’informatore locale scelto dallo studioso mostra le viti basse a palo secco e filari ravvicinati con potatura corta e povera di gemme è tipica dei suoli in declivio. Questo sistema è visibile anche nel vigneto del Santuario sul Monte della Madonna, curato da un eremita, dove sono presenti anche filari a spalliera e pergole nell’orto. Descrive lo stesso Paul Scheuermeier
«Sullo sfondo la chiesa che da 45 anni è custodita dal romito di 75 anni che, in primo piano, attacca un tralcio a un pàjo de tirèa obliquo in una piantà a pàjo morto. A sinistra le più alte e dritte piantà a spalèra. A destra, sullo sfondo, le pèrgoje dell’orto della chiesa».
Ma ci sono anche le viti maritate agli alberi che si vedono nelle foto dell’aratura con i buoi e che sono tipiche della piantata di pianura. Si tratta ancora di una viticoltura di sussistenza che a breve conoscerà i danni del gelo nell’inverno del 1929.
L’importanza della coltivazione della vite si vede anche nella foto dove, in prossimità della pergola, i proprietari mostrano la grande vasca di legno per la pigiatura dell’uva e altri strumenti della vinificazione.
Interessante la persistenza dell’uso della zucca come recipiente per liquidi e gli attrezzi del boscaiolo, che testimoniano la rilevanza del bosco nell’economia della zona per la coltivazione dei castagni, per ottenere legna da ardere, di carbone, fascine e pali per il sostegno delle viti. Con i virgulti del castagno, del salice e della sanguinella si realizzano ceste e corbe.
corbe: Perco Daniela, Un viaggio tra uomini e cose: il Veneto di Paul Scheuermeier, in Paul Scheuermeier, Il Veneto dei contadini, 1921-1932, a cura di Daniela Perco, Glauco Sanga, Maria Teresa Vigolo, Venezia 2011, pp. 25-26.
Scheuermeier descrive l’informatore di Castelnuovo Andrea Gomiero come un uomo sui 40 anni (classe1879) tipico contadino fedele, semplice, solido, puntuale nel suo lavoro. Nonostante mostri di aver viaggiato abitando lontano dal paese parla un dialetto ancor più arcaico di quello parlato dai vecchi dell’osteria del paese. Da giovane ha fatto tre anni di servizio militare a Torino e poi tutta la guerra. Con aperta soddisfazione ammette di essere stato sempre un «imboscato». Prima della guerra era stato un anno all’estero come minatore in Westfalia e in Germania. Lo descrive come esperto nel lavoro condotto secondo la tradizione e intelligente anche se in una lettera successiva lo dichiara duro di comprendonio.
Si capisce meglio cosa vuol dire quando descrive il carattere dell’informatore evidenziando come la sua istruzione scolastica scarsa, con poche opportunità di leggere e scrivere, lo tenga al riparo da ogni influenza letteraria. E se questo è un pregio per l’indagine diventa anche un problema perché egli non capisce i tempi dei verbi, non capisce il senso delle frasi e insomma tutti gli aspetti formali della lingua. Ma è affidabile nelle risposte e nell’esperienza diretta dei lavori.
Scheuermeier osserva come sul nome Teolo l’informatore pronunci teóyo mentre la Guida del Touring Club scrive Téolo. Tra le osservazioni fonetiche infine la difficoltà sulla pronuncia della ć come ad esempio quando giocano a carte da lontano si sente ciapa ciapa!
comprendonio: Paul Scheuermeier, Il Veneto dei contadini, 1921-1932, a cura di Daniela Perco, Glauco Sanga, Maria Teresa Vigolo, Venezia 2011, p. 298, lettera da Teolo del 7.XII.21
informatore: Paul Scheuermeier, Il Veneto dei contadini, 1921-1932, a cura di Daniela Perco, Glauco Sanga, Maria Teresa Vigolo, Venezia 2011, p. 119.