Il giorno di Pasqueta
Veniva finalmente il giorno di Pasqueta dedicato alle scampagnate colla primavera già alle porte. Si andava sui monti a mangiare il salame all’aglio, fugassa, e uova sode – un cibo che ha valore simbolico esplicito. E così dopo la tensione spirituale della quaresima e della settimana santa si prendevano le grosse sporte e si andava verso i monti o comunque verso luoghi “naturali” alternando così al culmine della festa cristiana – la Pasqua – il ricordo di antichi riti dell’arcaica religione agraria. Si lasciava cadere qualche briciola di uovo perchè la fesse cressar l’erba e lo stesso ballo che di solito accompagnava questa festa comunicava anch’esso una forte simbologia legata ai riti della terra fecondata.
Col passar degli anni ai carri colorati trainati da cavalli o da buoi che portavano gruppi di giovani vocianti si sostituiranno le vespe, le lambrette e le innumerevoli bici provenienti dalla città e che vi facevano ritorno adorne di brècane (le cenerognole èriche arboree). La notizia è riportata anche dal Callegari il quale così scrive: «Il Lunedì di Pasqua vi concorre molta gente con carri e carrozze per festeggiare la primavera che usa portare a casa al ritorno fasci di brècane (erica arborea) raccolta sul monte dietro il santuario. Questa secolare tradizione è caduta in disuso. Continuano, invece, le processioni votive dei paesi vicini».
valore simbolico: U. Bernardi, Gli studi sul costume e le tradizioni popolari nell’Ottocento, in Storia della Cultura Veneta,diretta da G. Arnaldi e M. Pastore Stocchi, 6, Vicenza 1986, p. 322.
simbologia: D. Coltro, Santi e contadini. Lunario della tradizione orale veneta, Verona 1998, 2.a ed., p. 188.
adorne di brècane: “Notiziario dell’Azienda di Cura e Soggiorno di Abano Terme”, 4 (1952), n. 5, maggio 1952, s.n.
Callegari: A. Callegari, Guida dei Colli Euganei, 3.a ed., Padova 1973, p. 219.
Le processioni votive verso il Santuario di Monteortone
Il Lunedì di Pasqua la gente – ma i giovani di più – scrutavano il cielo. Verso il santuario di Monteortone, infatti, confluivano da secoli le processioni votive dei paesi limitrofi. Queste avevano avuto origine dalla terribile peste del 1630 che infierì anche sui Colli. Capitò – si legge in una memoria del 13 luglio 1631 – che dalla villa di Torreglia, infetta dal male, una processione di uomini e donne scalzi si portasse per devozione alla Beata Vergine del santuario. Avvenne che niuno di questi fu offeso dal contagio, ma si bene molti di quelli che non intervennero a questa. Da allora restò la consuetudine della processione. Sfilavano verso il santuario le diverse parrocchie con canti e preghiere, gli iscritti alle pie associazioni negli abiti di rito. Lungo la strada un cordone di folla si inginocchiava al passaggio.
Nefli ultimi decenni la tradizione si è laicizzata e la processione votiva verso Monteortone cede il passo all’escursione che si allarga all’intero comprensorio euganeo.
intervennero a questa: La notizia è riportata, senza riferimento a fonti documentarie, in “Notiziario …”, 4 (1952), n. 5, s.n.
In queste pagine che il Notiziario dell’Azienda di Cura e Soggiorno di Abano Terme dedica all’evento tra il 1952 e il 1955 si coglie l’entita della tradizione e il suo lento modificarsi