clima – bibliografia

I Colli hanno una dimensione climatica che loro appartiene per la stessa configurazione. Essi, infatti — queste rugosità delle superfice terrestre, come li definisce il Crestani (p. 213) — alterano le correnti aeree, frenano quelle deboli, deviano ai lati o costringono a salire in quota quelle più forti. 
E’ da notare aggiunge ancora il Crestani — come nel Padovano e in genere in tutta la pianura a oriente sino alla laguna da dove sono ben visibili, si guarda ad essi come segni del tempo. Leggeri filamenti di nubi che si formino in prossimità del loro zenit, preludono spesso a un rannuvolamento generale della regione. Quando poi sul Venda vi è una formazione copiosa di nubi che in qualche modo ricordano il fumo che esce dai forni di pane, i quali vengono riscaldati di solito con legna non tanto secca e con sterpi, allora v’è probabilità di pioggia prossima. Queste condizioni sono definite dal detto popolare “Se il Venda fa il pan, piove ancò o doman”
Si deve tener conto anche di un’azione termica dei Colli: isolati, in mezzo alla pianura, costituiscono come un radiatore, alle cui sommità l’aria raffreddatasi scende in basso e qui costituisce dei laghi di aria fredda, spesso limitati ai dintorni ma che talora si estendono a tutta la pianura. Ben noto alla gente del luogo e caratteristico per l’importanza dei danni che provoca alla vegetazione nei freddi invernali è il tratto tra Praglia e Montericco.

Una storia “ecologica”

Per un concetto di storia che esca dai confini consueti fino ad inglobare anche gli eventi naturali e non solo quelli umani, dell’ambiente in senso lato e non solo dei suoi abitatori, aprendo così terreni inesplorati, si veda i classici saggi (solo per citare gli apripista): 
Braudel F., Scritti sulla storia, Milano 1973. 
Caracciolo A., Ambiente come storia, Bologna 1989. 
Le Goff J. (a cura di), La nuova storia, Milano1980. 
Rabb T.K., Lo storico e il climatologo, Milano 1981. 
 
Per la storia ecologica, in particolare ci limitiamo a segnalare il capostipite: 
Le Roy Ladurie E., Tempo di festa, tempo di carestia. Storia del clima dall’anno mille, Torino 1982.

Le prime osservazioni

Datano all’inizio del ‘700 — secondo il Crestani – le prime osservazioni meteorologiche raccolte a Venezia e a Padova con strumentazione scientifica, così da costituire serie coordinate e sistematiche da sottoporre a studio ed esame. Vedi a proposito: 
Crestani G., L’inizio delle osservazioni meteorologiche a Padova. Il contributo di Giovanni Poleni alla Meteorologia, Atti e Memorie R. Acc. Scienze Lett. Ed Arti in Padova, 17 (1925-26) n.s., disp. 1, 385. 
A Venezia spicca la figura di Bernardino Zendrini (1669-1747), medico nella patria bresciana e poi dal 1704 a Venezia. Studioso di matematica, idraulica e astronomia, egli era per sua natura propenso anche all’osservazione dei fenomeni atmosferici, come ci testimonia un suo scritto: 
Zendrini B., Discorso fisico matematico sopra il turbine accaduto in Venezia l’anno 1709 (25 gennaio), Galleria di Minerva 5), Venezia 1709, dove, prendendo spunto dalla descrizione di una tromba, fa esposizione delle cognizioni meteorologiche d’allora. Sulla sua molteplice esperienza di matematico che fu anche soprintendente ai fiumi dello stato della Terraferma, dato che il problema del controllo delle acque era tra le principali preoccupazioni della Repubblic. Su di lui si veda: 
Zendrini A., Elogio di B. Zendrini Matematico della Repubblica Veneta, Venezia 1887. 
E se lo Zendrini cominciò a registrare con la massima diligenza dal 1727 le precipitazioni, le altezze massime e minime di maree e i fenomeni singolari, già da qualche anno prima a Padova, intorno al 1709, l’eclettico Giovanni Poleni — umanista e scienziato che occupò la cattedra di “Astronomia e Meteore”, che la Dominante aveva istituito sin dal 1583, a cui furono chiamati illustri docenti quali il Montanari (1678-87), il Poleni, appunto (1708-16), il Lavagnoli (1716-18), il Da Riva (1718-46) — aveva cominciato a osservare gli elementi meteorologici a Padova. Il marchese Poleni — allora poco più che venticinquenne — cominciò ad annotare le prime osservazioni metereologiche registrandone saltuariamente fino al 1725 e poi tutti i giorni a partire dal 1 gennaio 1725 trascrivendole in un volume manoscritto conservato presso l’Osservatorio Astronomico (Poleni G., Osservazioni Meterologiche 1725-1764). 
Dopo il Poleni, dal 1740, un altro illustre scienziato, Giovanni Battista Morgagni amico dello stesso Poleni, aveva anch’egli iniziato una serie di osservazioni (Morgagni G.B., Osservazioni Meteorologiche 1740-1768).

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Eventi catastrofici

Prima di allora poche ed episodiche sono le notizie relative alle vicende atmosferiche; riguardanti di solito fatti eccezionali, o addirittura catastrofici, e che possono storicamente assegnarsi alle vicende della mentalità più che del clima, anche perché possono dirsi più precisamente percezioni che non notazioni climatiche. 
Esemplare in questo senso la vicenda di cui parla: 
Verrua P., La memoria a Padova e la notizia a Venezia, nelle Marche, a Roma, a Lisbona del turbine del 17 agosto 1756, 1 (1931), n.s., n. 4, p. 197-204. Il turbine in questione determinò lo scoperchiarsi del tetto del Salone, fatto che molto impressionò i padovani. Ma non solo, perché l’autore rintraccia resoconti del fatto anche a Roma e addirittura una versione portoghese (versione che egli ascrive a ragioni psicologiche per mitigare la disperazione ed il terrore provocato dal recente sisma che colpì quella capitale, quasi a dire che le disgrazie non colpiscono solo Lisbona. Insomma consoliamoci con le miserie altrui). L’opuscoletto è intitolato: 
Carta vinda da cidade de Padua, em a quel se refere o espantoso e horrivel successo, que na mesma Cidade aconteceo nos 17 do mez de Agosto deste Anno, remetida a esta cidade. Traduizida e escrita em idioma luzitano por F. A. de Ol[ivares ?], Lisboa 1756. 
In quel martedì di agosto del 1756 il turbine attraversò anche i Colli Euganei e a Carbonara determinò lo scoperchiarsi della Chiesa. 
Per il Toaldo il turbine del 17 agosto 1756 diveniva il “turbine di Padova” per antonomasia. L’impressione era stata infatti grande e ne è testimonianza la molteplicità delle notizie. Una anonima lettera a stampa diffusa in quegli anni accenna a “diligenti relazioni” redatte da molti sullo stesso argomento: 
(Lettera ad un amico lontano intorno alle rovine causate al Palazzo della Ragione di Padova dal Turbine del dì 17 agosto, Padova, s.d., tip. Conzatti), per cui la notizia giunse sino ad Osimo, nelle Marche, e a Roma. 
Dell’uragano di rara potenza che il 16 maggio 1856 investì la zona di Baone e Monte Ricco, riversandosi poi nei campi di Pernumia, Maserà e paesi limitrofi, appena pochi giorni dopo che il Canale di Battaglia aveva rotto l’argine a Mezzania, allagando circa 20 mila campi, parla: 
Fanzago F., Fotografia di Padova nel 1856, Estratto dalla “Rivista Euganea”, p.

Il vissuto del clima

Per  restare ancora nell’ambito del “vissuto” del clima nei Colli Euganei, si veda il mio: 
Giorato S., Co’l monte Venda fa pan”. Notazioni di storia del clima nei Monti Euganei in epoca moderna, in S. Giorato, Pane, ciliegie e vino bianco. Saggi di storia e cultura del vino nei Monti Euganei, Cittadella 2000, p. 94-106. 
Più in generale sulla percezione psicologica del clima nelle società tradizionali si veda ancora il mio: 
Esposti al cielo, in S. Giorato, A fulgure et tempestate. Aspetti di vita e mentalità di un villaggio dei Colli Euganei. Monterosso tra ‘700 e ‘900, Abano Terme 1999, p. 307-313.

Giuseppe Toaldo

Ancora nell’ambito delle prime osservazioni di taglio scientifico, fondamentale appare il lavoro di Giuseppe Toaldo, La meteorologia applicata all’agricoltura. Memoria che ha riportato il premio della Società Reale delle Scienze di Montpellier, sul Problema proposto per l’Anno 1774: Qual’è l’influenza delle meteore sulla vegetazione, e quali conseguenze pratiche possono ricavarsi, relativamente a quest’oggetto, dalle differenti osservazioni metereologiche sin ora fatte, Venezia 1775, che riporta una Istoria generale delle quattro stagioni dell’anno, col carattere dei mesi, e dei giorni (dove anno per anno, dal 1725 al 1774, egli annotava le qualità dei giorni: S sole, sereno, T G, tuono e gragnuola, C caligine, ecc, componendo poi una tavola complessiva e analizzando, infine, le qualità dei mesi). 
L’abate Toaldo (nato a S. Lorenzo di Pianezze vicino a Marostica nel 1719 e morto nel 1799), dopo la laurea in teologia conseguita nel 1742 presso il Seminario vescovile di Padova, assunse l’incarico di professore presso la cattedra di “Astronomia e Meteolorogia” dell’Università di Padova dal 1764 fino al 1797.  
Nelle sue pubblicazioni ripetutamente cita come le osservazioni più vecchie di Venezia quelle registrate dal sig. Tomaso Temanza (1705-1789). Costui era stato impiegato presso la  pubblica amministrazione, alle dipendenze dello Zendrini, di cui fu amato discepolo, occupandosi delle regolarizzazioni dei fiumi e della laguna. Traendo spunto dalle sue osservazioni che erano fatte con grande precisione, il Toaldo dichiara, nel suo “Saggio meteorologico”, d’aver improntato le sue osservazioni. Alla fine del volume: 
Orteschi P., La costituzione corrente brevemente considerata, Venezia 1762, troviamo alcune pagine contenenti le osservazioni giornaliere del Temanza che vanno dal 1 gennaio 1761 al 30 aprile 1762.

Opere di taglio scientifico

Dal punto di vista scientifico, invece, si segnalano i seguenti lavori: 
Crestani G., Il clima dei Colli Euganei e di Padova, “Ufficio idrografico del R. Magistrato alle Acque di Venezia”, Roma 1928. 
Crestani G., Contributo richiesto agli aeronauti nello studio delle nubi, “Rivista Aeronautica”, 6 (1928), n. 9. 
Crestani G., La nebbia a Venezia, Padova, Venda, “Notiziario d’aeronautica”, Roma, febbraio 1929. 
Crestati G., Alcune caratteristiche climatiche e metereologiche della pianura veneta, “Meteorologia pratica”, 12 (1934), p. 254-262. 
Dal Piaz G., Aspetti meteorologici del distretto euganeo-berico e della regione circostante, “Memorie degli Istituti di Geologia e Mineralogia dell’Unieversità di Padova”, 30 (1974). 
Dal Prà A. – Sedea R., Note di geologia e idrografia euganea, Cadoneghe 1976. 
Famiglietti A., L’assolazione sui Colli Euganei, “Annali del Centro di Economia Montana delle Venezie”, 7 (1967-68), . 183-205, anche in estratto Padova 1968 con allegata la Carta dell’assolazione sui Colli Euganei che riporta le medie di hn, cioè ore annue di esposizione solare calcolata per ogni colle. L’utilità che lo studioso si propone — elemento significativo — è destinata all’aiuto nell’opera di rimboschimento e per il riassetto del territorio a scopi residenziali. 
Ministero del Lavori Pubblici, Cenni di climatologia nel VenetoIl clima di Padova e Provincia, Pub. 151, Venezia 1948. 
Susmel L. – Famiglietti A., Condizioni ecologiche ed attitudini colturali dei Colli Euganei,  “Annali del Centro di Economia Montana delle Venezie”, 6 (1965-66), p. 209-357. 
Velatta M., L’Osservatorio Meteorologico del Venda, “Padova”, 6 (1932), n. 9, p. 35-38, in cui si fa riferimento al fenomeno delle inversioni termiche citando uno dei casi più clamorosi come quel 24 dicembre del 1924 giorno in cui, alle ore 8, il Venda segnò 8 gradi  sopra i valori registrati a Padova. 
 
Notevole la monografia coordinata da Giovanni Magrini: 
La laguna di Venezia, vol. 1, p.te II tomo III, Venezia 1933, contenente alcuni interventi di Giuseppe Crestani che, al di là dei dati scientifici riferiti alla laguna ma per esteso al Veneto (raccolti anche presso l’Osservatorio meteorologico del Magistrato alle Acque del Monte Venda), ripropone un breve excursus storico sulle osservazioni meteorologiche. Molto interessante anche l’appendice dal titolo: Fenomeni meteorologici straordinari in Venezia e nei dintorni ricordati dai cronisti di Francesco Saverio Zanon. Un riepilogo sul clima dei Colli è esposto alle pagine 212-214. 
 
Tra le tesi di laurea segnaliamo: 
Camilotti I., Osservazioni sul clima degli Euganei e dei Berici, tesi di laurea, Università di Padova, a. a. 1964-65. 
Castellotti V., Analisi serie termimetriche Padova-Monte Venda, tesi di laurea, Università di Padova, a. a. 1965-66.

Il CSIM di Teolo

Da qualche anno è stato istituito a Teolo il Centro Sperimentale per l’Idrologia e la Meteorologia. I dati emersi nei sei anni di attività del radar sono illustrati in: 
Monai M. — Pesci A.D. — Trolese A., Applications of advanced techniques at Monte Grande weather radar, Segreteria Regionale per le Attività Produttive del Settore Primario — Teolo (PD), Dipartimento per l’Agrometerologia, Centro Sperimentrale per l’Idrologia e la Meteorologia 1994. 
Una rilevazione relativa a circa un trentennio è raccolta in: 
Caratterizzazione agro-climatologica del territorio veneto. Aree “5B”, di A. Bovini Baraldi, Segreteria Regionale per le Att. Prod. Del Settore Primario, Teolo (PD), Dipartimentoi per l’Agrometeorologia — Centro Sperimentale poer l’Idrologia e la Meteolorologia 1994.
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