Fonti antiche fino al ‘200
Molte fonti medioevali contengono riferimenti all’area locale. Tra le opere più antiche fino al ‘200, segnaliamo:
Annales patavini, ed. A. Bonardi, R.I.S., VIII/2, Città di Castello 1905, si tratta delle redazioni, relative agli anni 1174-1338, contenute nei codici parmense, muratoriano, zabarelliano e ambrosiano. Similmente la compilazione:
Liber regiminum Padue, ed. A. Bonardi, RIS, n. ed., VIII/1, Città di Castello, 1903, p. 267-376., dal rozzo criterio compositivo che accumula fatti tratti da più fonti senza selezione critica.
Si tratta di redazioni anonime che si ispirano ad un canovaccio comune che si articola nel modulo cronachistico che registra i massimi magistrati cittadini e i corrispondenti fatti notevoli occorsi.
Scritte a non molti anni di distanza, nel medesimo milieu padovano, sono la Cronica di Rolandino e l’anonimo Chronicon.
La cronaca del notaio padovano Rolandino si occupa dell’arco temporale compreso tra il 1200 e il 1260 e tratta in particolare di quella forma di dominazione regionale che fu la signoria di Ezzelino da Romano nel ventennio 1236-1256. Il testo contiene anche alcuni riferimenti al nostro territorio come nel racconto dell’incursione che il famigerato Ezzelino compì nel territorio di Este e Baone distruggendo ogni cosa:
Rolandini Patavini Cronica in factis et circa facta Marchie Trivixane (a. 1200-1260), ed. di A. Bonardi, Città di Castello 1905-07 (Rerum Italicarum scriptores, 8).
Il testo del notaio padovano viene tradotto in italiano da Flavio Fiorese:
Rolandino, Vita e morte di Ezzelino da Romano, a cura di F. Fiorese, Milano, Fondazione Lorenzo Valla — Mondadori, 2004.
La Cronaca di Rolandino prende avvio dalla descrizione delle più importanti famiglie della Marcha trevigiana, che allora comprendeva quasi tutto il Veneto e aveva al suo centro la città di Padova. Il racconto si snoda su due livelli che spesso si intrecciano. Da un lato, lo storico padovano ricostruisce annalisticamente le vicende della sua città (indicando i diversi podestà, le guerre intraprese, ed elencando le decisioni politiche più importanti), mentre , dall’altro, espone anche il racconto delle imprese di Ezzelino — l’insaciabilis basiliscus, com’egli lo chiama — nell’ambito delle vicende della politica ghibellina in Italia.
All’inizio del XIII secolo il territorio del Veneto viene scosso dalla rivalità tra le due famiglie dei da Romano e dei Camposampiero che trae origine — secondo un modello che rinvia all’Iliade omerica — da una contesa per una donna. Sullo sfondo di questi fatti, Rolandino trasforma l’immagine di Ezzelino in una figura diabolica, riscattato in parte dalla tragica morte, e che diviene occasione di una riflessione di taglio morale animate dalla nostalgia per le bone werre dei tempi passati della antica cavalleria.
Nell’ambito delle cronache ezzeliniane, si deve citare anche il Chronicon Marchiae Tarvisinae et Lombardiae, così indicata dall’editore scientifico Botteghi, mentre il Jaffé precedentemente l’aveva indicata come Annales S. Iustinae Patavini. Attribuita ad un Monacus Padoanus, e quindi di clima non cittadino ma monastico. Il testo si occupa del periodo compreso tra gli anni 1207-1270.
Chronicon Marchiae Tarvisinae et Lombardiae, a cura di L.A. Botteghi, R.I.S.2, VIII, III), Città di Castello 1916.
Ma l’opera storica più compiuta del Duecento è scritta da un notaio vicentino contemporaneo degli avvenimenti (si arresta con l’anno 1237) e di fede ghibellina, legato ai Da Romano:
Gerardi Maurisii Cronica dominorum Ecelini et Alberici fratrum de Romano, a cura di G. Soranzo, in R.I.S., VIII, IV, Città di Castello 1914, che ora si può leggere nella accurata traduzione di F. Forese, Cronaca Ezzeliniana (anni 1183-1217), Prefazione di G. Arnaldi, Vicenza 1986 (Testi inediti o rari, 4).
Fonti del ‘300
Nel Trecento ancora un notaio, Albertino Mussato, scelse di raccontare gli eventi di cui fu protagonista o testimone secondo l’”uso degli antichi”. Scrisse opere in versi e in prosa ispirandosi alle forme classiche della storiografia:
Mussato A., De gestis Heinrici VII Cesaris (ribattezzato Historia Augusta nell’edizione del 1636);
De Gestis Italicorum post Heinricum VII Cesarem;
Ludovicus Bavarus, tutte in RIS, X, Milano 1727. Da ricordare anche la tragedia Ecerinis di netta impronta antiscaligera che gli valse la solenne incoronazione poetica il 3 dicembre del 1315.
Figura prestigiosa il Mussato fu anche intellettuale e rappresentante di rango del preumanesimo padovano, dalla coscienza politica e culturale superiore. Per le opere storiche, oltre l’edizione veneta, editio princeps del 1636, l’opera fu edita dal Muratori nel 1727. Si veda anche:
L. P.[adrin], Il principato di Giacomo da Carrara primo signore di Padova. Narrazione scelta dalle Storie inedite di Albertino Mussato, Nozze Squarcina-Rossi, Padova 1891.
Sette libri inediti del “De gestis Italicorum post Henricum VII” di Albertino Mussato, 1. Ed. diplomatica a cura di L. Padrin, Venezia 1903.
Dazzi M. T., Il Mussato storico, “Archivio Veneto”, s. V, 6 (1929), p. 357-471.
Dela donason de Pava fatta a Cangrande, volgarizzamento di Lazzaro de’ Malrotondi del De Traditione Padue ad Canem Grandem anno MCCCXXVIII mense septembris et causis precedentibus di Albertino Mussato, a cura di Aulo Donadello, Padova, Il Poligrafo, 2008.
Poco prima di spegnersi, in esilio, a Chioggia nel 1329, Albertino Mussato dedicò le sue ultime forze alla stesura del De traditione Padue ad Canem Grandem, un’operetta storica in cui ripercorreva gli eventi che, nel triennio tra il 1325 e i11328, avevano portato Marsilio da Carrara a consegnare proditoriamente la città di Padova al suo nemico storico, Cangrande della Scala, signore dl Verona. A più di settant’anni di distanza, nel 1400, Lazzaro de’ Malrotondi da Conegliano, professore di grammatica e maestro dei figli di Francesco Novello da Carrara, tradusse il testo in volgare padovano, probabilmente proprio con un intento didattico.
Giovanni Da Nono, De generatione aliquorum Civium urbis Padue tam nobilium quam ignobilium, Ms 1861/II della Biblioteca Civica di Padova (anche 1239/XXIX *Bortolami) una scrittura d’argomento genealogico che racconta le vicende delle più illustri famiglie, un genere fortunato nell’ambiente padovano, e che riferisce, tra l’altro, del conte Alberto da Baone che impiantò nuovi vitigni nelle sue proprietà collinari (di Baone, appunto) dando avvio alla grande vicenda della viticoltura nel “Pedevenda” medievale. Della Cronaca di Giovanni Da Nono si occupa oggi il
Fabris G., Cronache e cronisti padovani, Cittadella 1977, p. 35-172.
L’opera costituisce la terza parte di una probabile trilogia dedicata alla storia di Padova che inizia con il De edificatione urbis Patholomie, una raccolta di leggende all’epoca accreditate come storia, relative alla mitica città euganea; prosegue con le Visio Egidij regis Patavie, genere letterario delle lodi di città, in cui l’autore descrive lo stato in cui si trovava la città nella sua epoca e, per concludere, il De generatione. A queste opere attinsero a piene mani i cronisti e gli storiografi successivi tra i quali ricordiamo lo Scardeone, l’Orsato, il Portenari fino al Gloria.
Prende avvio con la dominazione di Ezzelino e si conclude con l’anno 1358, una cronaca del giudice Guglielmo Cortusi:
Guillielmi De Cortusiis Cronica del novitatibus Padue et Lombardie, (1237-1358), a cura di B. Pagnin, R.I.S.2, XII, I, Bologna 1941. La cronaca segue le turbolenze che accompagnarono l’affermarsi e il consolidarsi della signoria carrarese.
Appartengono al linguaggio storiografico del periodo carrarese la collezione di opere nota col nome di
Gesta Magnifica Domus Carrariensis, a cura di R. Cessi, RIS, XVII/V, vol. II e III, Bologna 1965. Vi sono inserite testi che alternano intento apologetico e propositi di ricostruzione fedele. Sono redatti in latino ed in volgare e tra essi vale la pena citare la Storia della guerra per i confini di Nicoletto d’Alessio che è dedicata alla guerra combattuta e persa dai padovani contro i veneziani nel biennio 1372-1373.
Ancora nel Trecento ma proveniente dall’ambiente commerciale dei mercanti:
Gatari G. e B., Cronaca carrarese, ed. A. Medin – G. Tolomei, R.I.S., XVII, 1, Città di Castello 1909. Essa fu iniziata nel 1372 dallo speziale Galeazzo Gatari, che condusse il racconto probabilmente fino al 1389; il figlio Bartolomeo, a sua volta speziale, completò il racconto per gli anni 1318-1371 e 1390-1407. L’opera è nota come Cronaca carrarese e con questo titolo è stata edita da Antonio Medin e Guido Tolomei nel 1909. Bolognesi di origine ma assimilati in città il Galeazzo fu tesoriere e ambasciatore dei Carraresi. Con essi si chiude il ciclo carrarese.
Fonti del ‘400 e successive.
Raphayeri de Caresinis, Cronica, ediz. E. Pestrello, R.I.S., XII, 2, Città di Castello 1922 (dal 1343 al 1388).
P. Gerardo, Vita et gesti d’Ezzelino terzo da Romano, da l’origine al fine di sua famiglia sotto la cui tirannide mancarono di morte violenta più di XII mila padovanii, a cura di D. Bovo, Treviso 1976.
Un libello celebrativo di Padova scritto intorno al 1445/47 — che appartiene al genere diffuso nel Medioevo delle Laudes civitatum a metà strada tra la guida turistica , la rievocazione storica e il panegirico — che ne descrive le cose più rilevanti:
Savonarola M., Libellus de magnificis ornamentis regie civitatis Padue, a cura di A. Segarizzi, R.I.S.2, XXIV/XV, Città di Castello 1902. Uno sguardo fuggevole egli rivolge anche al territorio padovano per esaltarne le fertili campagne, descrivere i Colli Euganei (p. 56) come un giardino di delizie, che attrae con le sue confortevoli terme ospiti fin dalla Germania e fornisce in quantità vino, olio, frutta, legname, pietre da costruzione e la famosa scaia da calce nelle piazze cittadine.
E veniamo al falso cronista quattrocentesco:
Ongarello Guglielmo, Cronica dall’origine di Padova al 1339, dietro al quale si celano i notai padovani, padre e figlio, Giordano e Francesco Refatto, che hanno redatto questa Cronica con sapienza ed abilità nella seconda metà del ‘500.
Piacentino J., Cronaca della guerra veneto-scaligera, a cura di L. Simeoni, Venezia 1931 (Miscellanea di storia veneta edita dalla Deputazione di storia patria per le Venezie, s. IV, 5).
Ricchi di notazioni sul territorio (come, ad esempio, nel riportare la vicenda del miracolo della Madonna di Montebuso detta anche delle Api, i molti riferimenti all’Abbazia di Praglia)
Sanudo M., I Diari (1496-1533), a cura di R. Fulin, F. Stefani, N. Barozzi, G. Berchet, M. Allegri, Venezia 1879-1902 (rist. Bologna 1912).
Abbondanti citazioni sulla guerra di Cambrai si possono trovare in:
Priuli G., I Diarii, I vol., ediz A. Segre, R.I.S., Città di Castello 1921; II e III vol. a cura di R. Cessi, R.I.S., Città di Castello 1933-1941. I diari si riferiscopno agli anni 1494-1512 e raccontano in particolare della sconfitta di Agnadello addebitandoila alle tante delichateze et morbino et luxurie et crapule cui si erano abbandonati i veneziani.
Canton Francesco, La cronaca padovana inedita di Giovan Francesco Buzzacarini, “Padova e il suo territorio. Rivista di arte storia cultura”, 22 (2007), n. 128, agosto 2007, p. 10-13, che espone alcuni dati e riporta un breve saggio di un avvincente documento inedito relativo agli anni tormentati della Lega di Cambrai, scritto in “padovano” da un esule dell’alta aristocrazia, filoimperiale e fiero nemico di Venezia.
Sono poi da citare le diverse Relazioni contenute nei 14 volumi delle Relazioni dei rettori veneziani di Terraferma, a cura dell’Istituto di Storia Economica di Trieste, Trieste 1972-1984. Il volume IV è dedicato a Podestaria e Capitaniato di Padova, da cui si ricava, ad esempio, come fosse antichissima consuetudine l’escavazione del canale che congiunge Este con Battaglia ogni 25 anni (Nicolò Venier, Capitano e Vice Podestà di Padova nel 1734); oppure di curare l’escavazione dell’Alveio della Battaglia per il cui finanziamento il Senato istituì una speciale “campatico” (un contributo chiesto ai proprietari dei fondi che avrebbero tratto beneficio dall’opera pubblica che si stava realizzando).
Approfondimenti sulla storiografia medievale e della prima età moderna possiamo trovare in:
Arnaldi G., Studi sui cronisti della Marca trevigiana nell’età di Ezzelino da Romano, Roma 1963 (Studi storici, 48/50), (rist. anast. Roma 1998).
Arnaldi G. — Capo L., I cronisti di Venezia e della Marca trevigiana dalle origini alla fine del sec. XIII, in Storia della cultura veneta. Dalle origini al Trecento, 1, Vicenza 1976, p. 387-423.
Arnaldi G. — Capo L., I cronisti di Venezia e della Marca trevigiana, in Storia della cultura veneta. Il Trecento, 2, Vicenza 1976, p. 272-337.
Bortolami S., Da Rolandino al Mussato: tensioni ideali e senso della storia nella storiografia padovana di tradizione “repubblicana”, in Il senso della storia nella cultura medievale (1100-1350). Atti del XIV Convegno di Studi del centro italiano di studi di storia e d’arte Pistoia 1993, Pistoia 1995, p. 53-86.
Testi del ‘600 e ‘700
Orsato S., Monumenta patavina, Patavii 1652.
Tomasini G. F., Urbis Patavinae inscriptiones sacrae et prophanae, Patavii 1649.
Tomasini G. F., Territorii Patavini inscriptiones sacrae et prophanae, Patavii 1654.
Tomasini G.F., Agri Patavini Inscriptiones Sacrae et prophanae, Utini 1695.
Salomonii J., Agri Patavini Inscriptiones Sacrae et Prophanae, Patavii 1696.
Salomonii J., Urbis Patavinae inscriptiones sacrae et prophanae, Patavii 1701
Salomonii J., Inscriptiones Patavinae sacrae et prophanae tam in urbe quam in agro post a. 1701 inventae ac positae, Patavii 1708.
Muratori L.A., Delle Antichità estensi ed italiane, Modena 1717-1740. (rist. anast. Bologna 1988).
Ughelli, Italia sacra, Venezia 1717-1722
Per la ricchezza di materiali e tradizioni di tipo folklorico si segnala la raccolta Dissertazone XXIX (De spectaculis et ludis publicis) delle monumentali Antiquitates Italicae medii aevi di L. A. Muratori, Milano 1739, rist. Bologna 1965, col. 831-862.
Chronicon Patavinum ad Anno Christi MCLXXIV usque ad MCCCXCIX, in L.A. Muratori, Antiquitates Italicae medi aevi, IV, Mediolani 1741, col. 1115-1168.
Incombenze e diritti de’ Vicari eletti dal Magnifico Consiglio per Conselve, Miran, Teolo, Arquà, Padova 1777.
Brandolese P., Annali della libertà padovana, Padova 1797.
Diario o sia giornale per gli anni 1748-1806, Padova 1748-1806.
Preziosi, anche se in gran parte inediti, i lavori del Brunacci (1711-1772) che dal 1738 diede avvio ad una grande opera di scavo negli archivi che lo impegnò per tutta la vita. Tra le opere più importanti:
Brunacci G., Codice diplomatico padovano, ms 581 della Biblioteca del Seminario Vescovile di Padova, prima impresa di ampio respiro, frutto della consultazione di circa cinquantamila documenti redatti tra l’820 e il 1595;
Brunacci G., De re nummaria Patavinorum, edita nel 1774 in cui utilizzava la sua competenza numismatica;
Brunacci G., Storia ecclesiastica padovana, che si arrestava al 1222 e che fu consegnata nel 1758 al Card. Rezzonico quando divenne Papa;
Brunacci G., Annales sive historia patavina ecclesiastica et prophana, troncata in seguito alla morte avvenuta nel 1772.
Tra le opere edite dello studioso monselicense, segnaliamo:
Brunacci G., De re Nummaria Patavinorum, Venezia 1744.
Brunacci G., Ragionamento sopra il titolo di canonichesse nelle monache di S. Pietro, Padova 1745.
Brunacci G., Lezione d’ingresso nell’Accademia de’ Ricovrati di Padova, Venezia 1759.
Brunacci G., Lettera del signor G. Brunacci inviata al signor dottor G. Lami, “Novelle letterarie fiorentine”, 21(1760).
Brunacci G., Della B. Beatrice d’Este vita antichissima ora la prima volta pubblicata con dissertazioni, Padova 1767.
Brunacci G., De leprosis apud Patavinos dissertatio posthuma, Patavii 1772.
Brunacci G., Chartarum Coenobii Sanctae Iustinae explicatio, Patavii 1773.
Brunacci G., De cultu lini apud Patavinos Antiquiores, in Protogiornale per l’anno MXCCLXXVIII ad uso della città di Padova, a cura di P. Vanzi, Padova 1778, p. 55-82.
Dell’abate Giuseppe Gennari (Padova 1721-1800) la cui opera principale – gli Annali della città di Padova – uscì postuma nel 1804. Tra i suoi contributi più importanti:
Gennari G., Dell’antico corso de’ fiumi in Padova, (1776);
Gennari G., Saggio storico sopra le Accademie di Padova (1776);
Gennari G., Sopra il titolo di città regia dato a Padova (1795);
Gennari G., Informazione storica della città di Padova (1796)
Gennari G., Degli usi de’ Padovani dei tempi di mezzo ne’ loro matrimoni (1800);
Gennari G., Annali della città di Padova, Bassano 1804 e specialmente il suo lavoro di storico e cronista municipale:
Gennari G., Notizie giornaliere di quanto avvenne specialmente in Padova dall’anno 1739 all’anno 1800, ediz. L. Olivato Puppi, Cittadella 1982-84. Nell’Introduzione (p. VII-XLVII ) la curatrice definisce un ritratto del Gennari.
I lavori di Andrea Gloria
Gloria A., Di Padova dopo la lega stretta in Cambrai dal maggio all’ottobre 1509. Cenni storici con documenti, Padova 1863.
Gloria A., Codice diplomatico padovano dal secolo sesto a tutto l’undecimo, (Monumenti storici pubblicati dalla Deputazione veneta di storia patria, s. I, Documenti, II, Venezia 1877 e
Gloria A., Codice diplomatico padovano dall’anno 1101 alla pace di Costanza (25 giugno 1183), (Monumenti storici pubblicati dalla Deputazione veneta di storia patria, s. I, Documenti, IV, VI, a cura di A. Gloria, Venezia 1879-1881.
Di grande interesse sono anche:
Statuti del Comune di Padova dal secolo XII all’anno 1285, ed. A. Gloria, Padova 1873.
Ora tradotti e nuovamente editi dalla Biblos:
Statuti del Comune di Padova, Traduzione di G. Beltrame G. Citton D. Mazzon, Cittadella 2000.
Gli Statuti del Comune medievale, che regolavano la vita politica e amministrativa della città e del territorio, sono pieni di riferimenti ai Colli ed alla viticoltura in particolare.
Nei testi principali del codice detto “Repubblicano” si prescrive che il colono corrisponda al padrone del vigneto la quota del prodotto convenuto o in uva o in vino a piacimento del padrone medesimo; i conduttori di terreni destinati a vigneto – oltre a piantarvi viti divise da uno spazio non più ampio di sette piedi – devono coltivarle con diligenza e custodirle dai ladri; e chi non lavorava a regola d’arte un terreno vignato doveva risarcire al padrone il danno stimato da due periti. Ogni Villa, poi, doveva nominare i propri Saltari – nome di origine longobarda che designava gli incaricati alla sorveglianza dei boschi – che restavano in carica un anno. Essi facevano le denunzie di ogni irregolarità davanti al Podestà o al Vicario la Domenica e percepivano in ragione di un terzo delle multe comminate, ma era loro vietato di ricevere a titolo di compenso uva e mosto o di entrare nelle terre vignate contro il parere del possessore. Nessuno, poi, del Pedevenda poteva commerciare uva in città o fuori i confini del territorio padovano prima della festa di San Michele (29 settembre); nè cominciare la vendemmia prima del giorno fissato dal Comune di Padova, nè senza il permesso del possessore. Sempre nel Pedevenda è fatto divieto di pascolare animali tra i vigneti e il Codice statutario del Comune di Este è ancora più preciso nel dettare prescrizioni a protezione delle coltivazioni del territorio collinare. Così nessuno poteva andare a caccia dal primo di aprile fino al compimento della vendemmia ed il divieto di andare nei monti diveniva generalizzato, per chi non avesse vigneti, dalla festa di san Pietro (29 giugno) fino alla fine della vendemmia, specie verso la cima del monte Cinto e del monte di Baone, fatta eccezione per coloro che dovevano recarvisi per zappare.
Si veda anche:
Gloria A., Quadro storico-cronologico di Padova, Padova 1856.
Gloria A., Il territorio padovano illustrato Padova 1862, 2 voll., (ristampa anastatica Bologna 1973), ancora punto di partenza per ogni ricognizione sul territorio padovano e dove lo studioso si dichiara a favore della storia locale come base ineludibile per la storia dei regni e delle nazioni.
Gloria A., L’agro patavino dai tempi romani alla pace di Costanza (25 giugno 1183), Venezia 1881.
Gloria A., Monumenti dell’Università di Padova (1222-1318), Venezia 1884.
Gloria A., Monumenti dell’Università di Padova (1318-1405), Padova 1888.
Gloria A., Cronaca di Padova, 10 dicembre 1849 — 2 giugno 1867, ediz. G. Toffanin, Trieste 1977.
Altre opere utili alla consultazione
Continuatore dell’opera del Gloria fu Paolo Sambin. Si devono a lui la pubblicazione :
Sambin P., Nuovi documenti padovani del secoli XI e XII, Padova 1955, che integrano il Codice diplomatico del Gloria;
Sambin P., Statuti padovani inediti. Il conferimento della Signoria a Francesco II da Carrara, “Atti e Memorie dell’Accademia di scienze, lettere ed arti in Padova”, 73 (1960-1961), estratto, che propongono documenti di età comunale e carrarese.
Il professor Sambin avviò nel 1954 anche l’edizione di Documenti inediti di monasteri benedettini padovani, interrotta nel 1960.
Di utile consultazione per il fatto che il territorio compreso fra Cervarese e Selvazzano fu per lungo periodo sotto la giurisdizione di Vicenza:
Maccà G., Storia del territorio vicentino, Vicenza 1813.
Mutinelli F., Annali delle Province Venete dall’anno 1801 al 1840, Venezia 1843.
Furlanetto G., Le antiche lapidi patavine illustrate, Padova 1847, con particolare riferimento al capitolo riferito alle Terme Euganee, p. 64.
Raccolta per odine cronologico di tutti gli atti … del Governo provvisorio della Repubblica Veneta… , Venezia 1848.
Di utile consultazione, inoltre:
Venetiae Histria, Dalmatia (edd. P. Sella – G. Valle), in “Rationes Decimarum Italiae nei secoli XIII e XIV”, Città del Vaticano 1941 (Studi e testi, 96).
De Viris Illustribus familiae Transelgardorum Forzatè et Capitis Listae (detto Codice Capodilista BP 954, B.C. di Padova, ristampa anastatica del 1972, importante per i molteplici legami che la famiglia ha avuto con il territorio e con le famiglie nobili locali) introduzione di M. Salmi, trascrizione, traduzione e commento di M. Blason Berton, Roma 1972.
Catasti (I) storici di Padova 1810-1889, a cura di I. Pavanello, Roma 1976.
Catastico (Il) di S. Giustina di Monselice detto di Ezzelino, a cura di L. Caberlin, introduzione di G. Rippe, Padova 1988 (Fonti per la storia della terraferma veneta, 1), Il Catastico monselicense redatto verso la metà del XIII secolo fornisce, insieme al nome del proprietario, la superficie, i confinanti, il nome del coltivatore e la descrizione di tutti gli appezzamenti soggetti a decime comporesi in quella circoscrizione pievana. Esso serviva a documentare le entrate sulle quali il Capitolo di Monselice poteva contare.
Leoni C., Cronaca segreta de’ miei tempi (1845-1874), ediz. G. Toffanin, Cittadella 1976.
Fabris G., Cronache e cronisti padovani, Cittadella 1977.
Marcianò A. F., Padova 1399. La processione dei Bianchi nella testimonianza di Giovanni di Conversino, Padova 1980 (I centri storici del Veneto. Fonti e testi, 1), si tratta dell’edizione ampiamente introdotta e commentata del De lustro Alborum in urbe Padua di G. Conversino da Ravenna.
Il “Liber” di S. Agata di Padova (1304), a cura di G. Carraro, con nota di diplomatica di G.G. Fissore, Padova 1997 (Fonti per la storia della Terraferma Veneta, 11), che contiene molti riferimenti alle proprietà locali del monastero in Abano, Valnogaredo, Cortelà, Boccon, Venda, Rovolon, Cervarese S. Croce.
Per orientarsi nei fondi archivistici:
Guida generale degli archivi di Stato italiani, Ministero dei BB. CC. AA., Roma 1986, 4 volumi che danno informazioni sui fondi posseduti da ciascuno archivio di stato italiano.
Sull’utilizzo delle fonti agiografiche, interessante:
Golinelli P., Elementi per la storia delle campagne padane nelle fonti agiografiche del secolo XI, “Bollettino dell’Istituto storico italiano per il Medioevo”, 87 (1980), p. 16-23.