Il primo bombardamento di Padova

Il primo bombardamento di Padova avvenne il 16 dicembre del 1943. In due attacchi, il primo alle dieci del mattino ed il secondo all’una del pomeriggio, 72 bombardieri della 15ª USAAF attaccarono lo scalo ferroviario, ma molte delle 200 tonnellate di bombe sganciate caddero anche sulla città, specialmente sul quartiere dell’Arcella; furono colpiti anche il Tempio della Pace, le chiese di San Carlo, delle Dimesse e della Santissima Trinità, il Sanatorio da Monte e l’Università. Un treno passeggeri appena giunto in stazione da Venezia fu colpito in pieno, con decine di vittime. Un’ultima incursione seguì nella notte, colpendo un rifugio antiaereo a Barriera Trento e causando altri morti. In totale, le vittime di queste tre incursioni furono circa 300 (per i due terzi nel quartiere dell’Arcella). Nel bombardamento dell’11 marzo 1944 fu colpita anche la Cappella Ovetari agli Eremitani causando uno dei danni più rilevanti al patrimonio artistico italiano (e mondiale). I bombardamenti segnarono profondamente la memoria collettiva.

In questo stralcio di memoria la testimone ricorda questo aprire i cancelli di casa in modo che se qualcuno fosse sorpreso dai bombardamenti per strada potesse cercare riparo.

La prima cosa che si faceva era quella di aprire i cancelli

C’è stato un bombardamento grosso a Padova, una volta che noi qui avevamo… guardi, me lo ricordo… questo mi è rimasto impresso… Mi ricordo che qui c’era d’abitudine… già da quando ero piccolissima me la ricordo, questa cosa… c’erano problemi, temporali e cose del genere. La prima cosa che si faceva era quella di aprire il cancello, perché se passava qualcuno che aveva bisogno di ricovero non occorreva andare ad aprire il cancello, perché era già aperto… e venivano dentro e si mettevano sotto il portico. Chiunque passasse veniva accolto volentieri […]. Quella volta del temporale… del bombardamento di Padova, io mi ricordo che mia madre è corsa giù e ha detto: ‘Aprite il cancello, perché chiunque abbia bisogno di venirsi a riparare venga dentro’. Meno si rimaneva in strada in quel periodo… scappavano tutti come… come formiche, insomma. Naturalmente quando c’erano i bombardamenti scappavano. E mi ricordo che è arrivata parecchia gente dal bombardamento di Padova e si vedeva benissimo…

Elvira 1930

Prima minacciavano ma non era mai successo…

Ecco, nel ‘43… i primi anni sì, tutto bene, no… nel ‘43 ha cominciato… la guerra ha cominciato ad avvicinarsi, perché finché la guerra era lontana, in Grecia o nell’Africa del Nord eccetera… qua relativamente si sentivano gli effetti. Ma dopo si è avvicinato tutto. Dunque, nel ‘43 c’è l’armistizio, settembre, e l’invasione dei tedeschi e dopo i bombardamenti americani. Sono cominciati nel dicembre del ‘43… Nel primo bombardamento di Padova io ero in collegio. Era una sorpresa, praticamente, perché prima minacciavano, minacciavano ma non era mai successo… Quindi spesso suonava l’allarme: allora si correva in rifugio, anche di notte, parecchie volte, ma non succedeva mai niente… e quella volta invece, è stato il 12 – 13 dicembre, quella volta hanno ben bombardato. Fortuna che, noi eravamo a S. Croce […] e hanno bombardato la stazione, cioè l’opposto, praticamente.

Camilla 1924

Quando davano l’allarme tutti correvano e le galline correvano anche loro …

quando iniziavano a bombardare Padova, che c’era… di notte… So che anche a casa mia la mamma e mio fratello hanno fatto un ‘coso’ e messo un’asse per andare… per forza!… Stia attenta, questa sì che glie la dico: quando davano l’allarme tutti correvano e le galline… c’erano le anatre e le galline che vedevano che correvamo e correvano anche loro, venivano anche loro, perché si sentiva sa, quando gli apparecchi si avvicinavano, che andavano anche a Padova, si sentiva: ‘vroooooommm…’ che veniva avanti, cara… e dopo sentivi le bombe. Io… sempre stata a casa mia: io e il nonno e la mamma. Tutti partivano… a mia nonna veniva una diarrea... partivano e venivano su per il bosco, per di qua, con mia sorella… loro partivano quando sentivano… e mi ricordo che il nonno diceva: ‘Saldo, Nina, restiamo qui, se dobbiamo morire moriamo lo stesso’. Sempre paura che bombardino il Venda […]. Ma era da aver paura…”.

Attilia 1928

Andavamo sul monte a vedere i bombardamenti di Padova

… Andavamo a vedere dal monte qui, i bombardamenti di Padova alla notte. La prima volta che io vedevo illuminata tutta la città, tutta a giorno. E dopo hanno cominciato ad arrivare le fortezze volanti: ‘vrumm… vrumm…’ e dopo, appunto, il giorno dopo qualcuno andava in città per vedere. S. Giustina, noi, […] tutto bombardato alla stazione. Di solito miravano alla stazione e ai ponti… comunicazioni, così…

don Pietro 1920

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