Lavorare per i tedeschi

Se ti prendevano ti portavano in Germania

Ci siamo sposati nel ‘40, è partito nel ‘41, è venuto a casa nel ’43 e dopo ha sempre lavorato sotto i tedeschi. Sì, perché se no ti uccidevano… e allora andava a controllare i fili la notte. Controllavano i fili che non li tagliassero… i fili della luce per le strade… avanti e indietro per la strada, andava ad Abano, a Tramonte. Dopo è stato a Vo’: venivano questi tedeschi con la carretta e il cavallo a prenderli, tutti quanti quelli che erano fuggiti… perché dal ‘43 sono fuggiti tutti attraverso i campi, vestiti in borghese, senza divisa, perché i tedeschi ti uccidevano […]. Bisognava! Ti davano pochi soldi, ti pagavano anche, ma poco. E’ stato a controllare i fili e poi è andato a Vo’ che rompevano… che rompevano le rive dei canali perché non andassero dentro… lui mi raccontava sempre… Montavano qua a Treponti sulla carretta con i tedeschi e con il cavallo. Li portavano a Vo’ e poi tornavano indietro la sera. Via la mattina e a casa alla sera: due anni ha sempre fatto quel lavoro là […]. Lavoravano sempre con questi tedeschi che controllavano con il fucile, con il fucile, sai… Se non andavi bisognava che ti nascondessi, che non ti facessi neanche vedere perché veniva il rastrellamento, a volte… e se ti prendevano, ti portavano in Germania al campo di concentramento, dove ti uccidevano. Ne hanno presi tanti…”.

Zenia 1930

A controllare che non venissero manomessi questi fili

mi ricordo una notte io sono andato… che il Comune, il municipio nostro aveva l’ordine di precettare la gente per andare a fare il servizio di stare attenti ai fili telefonici. I tedeschi tiravano da un paese all’altro fili telefonici. Gli italiani, noialtri, eravamo addetti a controllarli, a stare attenti che non venissero tranciati, che non venissero boicottati dai partigiani. […] Un’unica volta mi hanno precettato e dopo non sono più andato ma tanta gente è andata parecchie sere, insomma… tutta la notte. C’era un pezzo, ad esempio, tra Bresseo e Treponti… controllare che non venissero manomessi questi fili, che non fossero… […]. E dopo anche tanti anziani… io non sono mai andato… ma tanti, gente più anziana di me è andata a fare trincee giù, verso Este, verso Baone e quelle zone là, perché là prevedevano che ci fossero attacchi. So che la gente partiva e bisognava andare a lavorare, i tedeschi precettavano. Ecco, io non ho fatti particolari, insomma…

Mirko 1916

C’era una fossa anticarro che partiva da Chioggia

Qua c’era una fossa anticarro: c’era una fossa anticarro che partiva da Chioggia, doveva andare fino a Verona. La cosiddetta fossa anticarro; anche mia moglie ha lavorato, che era anche lei abbastanza giovane […]. Allora, coi tedeschi… impiegavano questa gente sulla fossa anticarro anche per… perché non andassero a fare i partigiani, non danneggiassero loro, insomma, ecco. E qua c’erano non tedeschi, austriaci più che altro, la Wehrmacht cosiddetta, […] che erano austriaci. Non erano terribili come i tedeschi, cattivi insomma, erano abbastanza...

Questa fossa anticarro che partiva da Chioggia e andava a Verona, insomma… ha lavorato anche lei, si prendeva 50 lire al giorno. Erano soldi, dicevano che erano fabbricati ad Abano, che ci fosse una zecca ad Abano dei tedeschi. Facevano soldi a tutta andata e quando mi pagavano con quei soldi là puzzavano da stampa, proprio… 50 lire al giorno, si prendeva. Si faceva questa fossa: questa fossa era larga… saranno stati cinque metri… fonda, fonda tre metri, in modo che un carro armato non potesse superarla. Quello era l’intento dei tedeschi”.

Ugo 1914

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