L’eccidio di Selve – 28 aprile 1945

Tutti sanno ma nessuno dice …

L’eccidio di Selve – 14 morti in seguito ad una rappresaglia dei tedeschi per un attacco partigiano avvenuto nel pomeriggio del 28 aprile del 1945  – è stato uno degli episodi più tragici accaduti nell’area. La dinamica dei fatti, le responsabilità, i protagonisti sono stati trasposti in una sorta di limbo dove tutti sanno ma nessuno dice. Le molteplici versioni dei fatti che si tramandano in realtà sono un filtro che rivela i pregiudizi, le diverse appartenenze, i contrastanti interessi politici e che nasconde la verità. Su tutto emerge la figura ambigua di Piero Slavo, il capo partigiano, un serbo fuggito dal campo di concentramento di Chiesanuova, che nella zona era accompagnato da una fama di bandito violento del quale tutti avevano paura. Dopo la guerra fu processato anche per un’omicidio avvenuto a Tramonte nel novembre del 1944 del quale non è chiaro se fosse di matrice politica o criminale.

Anche i racconti degli intervistati riportano dati approssimativi, imprecisi, ricorsi mescolati a pregiudizi, e rivelano la tendenza comune a a condannare più l’avventatezza dei partigiani che non l’efferatezza dei tedeschi

Hanno fatto cose stupide: uccidere due persone che scappano…

E allora, gli accanimenti che ci sono stati contro certe categorie di persone… è stata tutta una cosa gratuita, tutta una cosa di stupidità, di ignoranza… Uccidere, ad esempio, due tedeschi… dicevo che doveva essere successo qui… due tedeschi in una moto che scappavano. Hanno ucciso quello davanti… sparandogli da un fosso hanno ucciso quello davanti, ovviamente è morto anche quello dietro… ma perché questa cosa? Mi sa spiegare quale poteva essere l’intendimento del partigiano che uccide un tedesco che fugge? Sarà che sono una pacifista di carattere, […] a me d’istinto non viene da uccidere una persona perché la pensa diversamente da me. Dico: ‘Va con Dio… pensala come vuoi e arrangiati’. Invece c’era questa mentalità… Ad un certo momento forse erano talmente tesi per la vita difficile che hanno fatto, nascosti, con difficoltà eccetera… che hanno fatto delle cose… anche insipide, insulse, stupide insomma, perché non ha senso, insomma… Cosa hai risolto quando hai ucciso uno il quale nel cadere trascina anche l’altro e uccide anche l’altro? Hai solo due omicidi nella coscienza, senza aver risolto niente […]. Legittima difesa sì, ma uccidere due persone che scappano… ‘A nemico che fugge, ponti d’oro’, dicevano una volta. E’ stato proprio lo scoppio della stupidità, in quel momento. Dopo l’hanno voltata in eroismo, ma… mi lascia molto perplessa, ecco”.

Elvira 1930

C’era questo capo Piero Slavo che viveva un po’ ai margini …

Era un gruppo che faceva capo ad un certo Piero Slavo, il quale viveva un po’ ai margini, dico io, della società, però era riuscito a far su un certo gruppo passando per… per uno collegato agli sfuggiti dell’occupazione iugoslava. Quindi era un profugo e si è messo a capo di questo gruppo che però era più collegato con la sinistra… diciamo così, con i gruppi di sinistra del movimento partigiano e ha portato un po’ verso le Selve questo gruppo… perché c’erano i tedeschi in ritirata e lì ne è nato un conflitto e purtroppo poi c’è stata la reazione da parte del gruppo dei tedeschi e hanno fucilato quelle dodici, tredici persone. […]

RB 1924

Son morti per niente …

“Ah, quelli sono stati, sì, i partigiani. Quelli, quelli potevano evitare insomma, quel sacrificio lì. Improvvisati così al momento; ormai l’esercito tedesco era in rotta e allora fuggivano di qua e di là…
[…] Sparare a questa povera gente che non aveva niente in mano, niente. Non facevano più niente, no, e loro gli hanno tirato, e allora gli altri, per rappresaglia… non so se erano quattordici… […] Poi c’è stato il funerale qui in basilica nostra… sì, sì, di tutti questi fucilati. Quello lì veramente si poteva evitare perché non erano partigiani, era gente… prendevano per rappresaglia vecchi, ragazzi per le case… […]”.

Sì, sì, ma lì, tanto per dire, a S. Benedetto là… una cosa inutile, proprio, morti per niente, sono… e poi son morti a causa di qualcheduno, sono morti tanti… cosa c’entravano i vecchi… […]”.

C’era uno che chiamavano lo Slavo, non so se c’entrava… che giravano sempre qui attorno nelle colline. Non so che funzione potessero avere perché non c’erano qui né inglesi, né tedeschi… Hanno sparato a questi che stavano [andando] via, altrimenti non c’era niente di organizzato, nella nostra zona, almeno […]. 

don Pietro 1920

Piero Slavo era lui il capo, quello che ha ucciso a Tramonte …

No. Io so per sentito dire, quindi sapevo che c’erano, tanti ragazzi che facevano i partigiani, qua […]. Là, su quei monti là c’erano partigiani. Io non l’ho mai saputo, solo in ritardo… C’era anche uno slavo: Pietro Slavo, lo chiamavano. Era lui comandante di questi partigiani, ma io non l’ho mai visto, mai conosciuto, solo per sentito dire, insomma. E’ quello che ha ucciso […] a Tramonte. E’ andato per rubare in casa, il padrone ha sentito un bordello, si è alzato: c’erano questi partigiani, gli hanno sparato addosso e l’hanno ucciso.

Mirko 1916

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