Sintesi breve ad uso delle Scuole secondarie di primo grado
Padova nel Trecento
Padova nel 1320 contava circa 35.000 abitanti. Occupava pertanto un posto medio tra le città italiane, essendo circa un terzo di grandi centri come Venezia, Milano e Firenze e la metà di Bologna. D’altra parte essa era grande quasi quanto molte città a nord delle Alpi, ed era uguale alla Londra del 1377.
Secondo il cronista Giovanni da Nono — (che ci lasciò anche una descrizione della città, databile agli anni 1314-1318, dal titolo Visio Egidii Regis Patavie che descrive le porte, le mura e i principali edifici pubblici) – i Colli erano collegati con la più remota storia di Padova. Egli sosteneva che la prima città, chiamata Euganea, fosse stata fondata sul Monterosso, trai primi colli che si’incontrano uscendo dalle porte cittadine, dal fuggiasco Antenore di Troia.
Leo Borghi, Padova Carrarese e i Colli Euganei, olio su tela, cm. 70×70, 2006
Il Pedevenda
Una delle parti più importanti del contado padovano era la regione dei Colli Euganei, indicata all’epoca come il Pedevenda. L’ideale della città-stato medievale era l’autosufficienza da attuarsi mediante il collegamento città-territorio. L’area era pari a circa 2.500 chilometri quadrati ed era divisa in due parti: il Pedevenda e la pianura, strettamente complementari. All’epoca il terreno del Pedevenda era fertile e le sue valli sono adatte alla vite, come si può dedurre dagli alti prezzi pagati per quei vigneti. La concola de Pedevenda è la misura di capacità standard per il vino nei documenti padovani. Le colline erano la sola parte dove cresceva l’olivo e costituivano una fonte considerevole di rifornimenti di calce e di pietra da costruzione.
La città e il contado
Le strade che univano la città alla campagna costituivano la rete linfatica essenziale e perciò il comune provvedeva alla loro manutenzione. Il sistema dei canali le cui linee furono costruite dal comune fra il 1189 ed il 1212 costituì una cospicua realizzazione che dovette ridurre Il costo della vita cittadina. I canali principali correvano dal porto di S. Giovanni a Este, con diramazioni che ad Arquà, Montegrotto e Galzignano raggiun-gevano il Pedevenda. Per scopi amministrativi, il contado cominciava in un raggio di due miglia dal palazzo comunale, dove erano state poste delle pietre miliari per segnare il confine della Campanea Padue che veniva amministrata con la città. Il dominio del comune sul contado era in parte diretto e in parte indiretto. Per garantirsi il controllo il comune inviava il suo podestà nelle comunità più importanti, curava la manutenzione delle fortezze nei punti strategici e spesso richiedeva il lavoro forzato per la manutenzione degli argini, delle strade e dei ponti.
Il dominio di Ezzellino
Ezzelino aveva ottenuto il controllo di Padova nei 1237, con il sostegno dell’imperatore Federico II, del quale aveva abilmente sfruttato il prestigio per raggiungerei propri fini. Il suo stato fu uno dei primi tentativi di ridurre alcune delle città italiane sotto la signoria di una sola persona. Ma a Padova egli non incontrò mai il favore del popolo e dei nobili, sicché il controllo della città fu mantenuto solo con la forza. Gli ultimi anni dei suo governo furono contrassegnati dal terrore, che terminò nel giugno del 1256, con la conquista della città da parte di un esercito composto da esuli padovani e di partigiani guelfi provenienti da altre città venete.
Leo Borghi, Ezzelino conquista Padova, olio su tela, cm. 80×80, 2006
Il periodo comunale
Gli anni che vanno dal 1256 al 1328 sono indicati come il periodo comunale. Dopo lo sterminio della famiglia dei da Romano, avvenuto nell’estate del 1260, Padova poté godere di oltre quarant’anni di libertà dalle minacce esterne; le guerre furono poche, di breve durata e vittoriose. Lo stato padovano poté godere di un periodo di stabilità e di ordinato sviluppo. La prosperità dello stato può essere anche giudicata dalle opere pubbliche realizzate, quali la ricostruzione del palazzo comunale e l’edificazione della basilica di sant’Antonio. La storia politica del comune può essere indicata come la storia di una rapida espansione esterna accompagnata da una assai meno radicale riorganizzazione interna. Nel 1266 i padovani assunsero il controllo di Vicenza e del suo vasto territorio, compreso Bassano; più tardi, dopo anni di sforzi, il comune riuscì nel 1308 ad estendere verso sud il suo potere oltre l’Adige, annettendo il comitato di Rovigo.
Periodo Carrarese
Il deterioramento delle condizioni del comune di Padova cominciarono ad evidenziarsi con l’arrivo dell’Imperatore Enrico di Lussemburgo nel 1310. La rivolta di Vicenza, città di-pendente, ottenne l’appoggio dei Veronesi, e subito si innescò una lunga lotta tra padovani e veronesi per il dominio del retroterra veneziano. Più volte sconfitto dall’esercito di Cangrande della Scala, lo stato padovano cominciò a disintegrarsi e, minacciato da sommosse e da guerre civili, nel luglio del 1318 i notabili si accordarono per eleggere Giacomo da Carrara a defensor, protector e gubernator del comune. L’agonia del comune durò fino al 1328 quando Marsilio da Carrara assunse il controllo della città e aperse le porte ai Veronesi. Benché avessero esordito come alleati degli Scaligeri, i Carraresi divennero i rappresentanti dell’indipendenza di Padova, per via di una corte brillante e l’eroismo di cui diedero prova nei conflitti con i potenti nemici esterni, gli Scaligeri a Verona e i Visconti a Milano, da una parte, e i Veneziani dall’altra. Alla fine la bilancia si fermò dalla parte di Venezia e nel 1405 ebbe termine l’indipendenza di Padova come stato ed entrò a far parte della Repubblica.
L’immagine riporta gli stemmi delle Famiglie che furono coinvolte nella storia di Padova e dei Colli Euganei nel periodo bassomedievale. Da sinistra: lo stemma dei Da Romano, degli Estensi, degli Scaligeri, e dei Carraresi. In basso i profili delle città di Monselice, Este e Montagnana
Leo Borghi, Frammenti euganei, olio su tela, cm. 40×70, 2006
Leo Borghi, Guidoriccio da Fogiano alla conquista di Padova, olio su tela, cm. 100×100, 2006
L’immagine è di grande interesse iconografico, che riprende un episodio storico verificatosi nel montagnanese dopo la morte di Ezzelino III da Romano, in un territorio al centro di aspre lotte tra Scaligeri e Carraresi. L’immagine evoca quanto avvenne il 3 agosto del 1337, quando Guidoriccio da Fogliano (riconoscibile in virtù della citazione ripresa dalla celebre immagine che Simone Martini affrescò nel Palazzo pubblico di Siena) al comando delle truppe di Mastino della Scala, fu sconfitto sotto le mura di Montagnana dal padovano Marsilio da Carrara. L’evento rafforzò la Signoria Carrarese nel padovano e contribuì a stabilire definitivamente i confini con Verona.