Diego Sartori, le banane, i Colli Euganei e la strategia comunicativa della vendita visiva
Diego Sartori è stato Sindaco di Teolo dal 1956, subentrando a Piero Asti, fino al 1964. Conosciuto nella vulgata locale come il sindaco delle banane in realtà appare come un imprenditore lungimirante e attento alle novità del suo tempo. Era Presidente dell’Associazione italiana dei grossisti di banane. Presentando a Roma nel luglio del 1956 la relazione sugli aspetti e i problemi del commercio bananiero, evidenziava gli sforzi e i risultati di un commercio che stava decollando, non senza rilevare che ancora oggi l’elevato prezzo di monopolio rende inaccessibile un prodotto di alto valore nutritivo a decine di migliaia di ammalati e di bambini per i quali le banane erano e rimangono un prodotto di lusso, veramente “esotico”.
Capisce il valore della comunicazione per mettere in evidenza le virtù alimentari, energetiche e salutari della banana. Per questo compito si avvale di un uomo eclettico e versatile, quel prof. Giuseppe Tallarico, figura di scienziato e poeta dell’agricoltura, un calabrese illuminato, antesignano della divulgazione scientifica specie nel settore dell’alimentazione, che nel 1954 aveva pubblicato per ERI un libro dal titolo “La frutta e la salute” con un capitolo dedicato alla banana, un frutto universale – si dice – idoneo per tutte le età della vita, di tutte le stagioni dell’anno.
Nell’immaginario popolare non è difficile riscontrare il valore simbolico della banana, frutto esotico e in quanto tale segno distintivo di distinzione sociale.
Sartori emerge quale imprenditore moderno in grado di mediare con disinvoltura tra le frizioni derivanti dalla convivenza di indirizzi economici contrastanti come liberismo, dirigismo e collettivismo. Egli è consapevole di agire in un ambito commerciale, quello delle banane, in via di sviluppo che nel 1955 movimentava 560 mila quintali di prodotto a confronto dei quasi 73 mila del 1949 o ai mille quintali del quinquennio 1901-1905. Ancora in quella relazione del 1956 egli perorava il mantenimento del monopolio, istituito fin dal 1935, ma accompagnandolo ad una autonomia d’azione commerciale. Suggeriva ai colleghi di stringere accordi di categoria, intese tra grossisti e dettaglianti sul modello nordeuropeo per abbattere costi e portare il prodotto accessibile ai molti. Ma al di là e oltre la politica economica del gruppo egli si mostra sensibile a quell’apparire che sta diventando cifra della modernità, centrando l’attenzione sulla presentazione delle merci nel commercio al dettaglio, dando luogo alla vendita visiva attenta al rinnovare degli spazi, alla disposizione del prodotto negli scaffali, alla stessa illuminazione della merce. L’Italia dispone non solo della frutta tra le più buone ma anche delle più belle derrate ortofrutticole che devono essere valorizzate insistendo proprio su quella bellezza che appartiene anche al territorio di Teolo che egli governa in quei medesimi anni.
“esotico”: dati riportati in: Associazione Italiana commercianti grossisti di banane, Aspetti e problemi del commercio bananiero, Relazione del Presidente Cav, Diego Sartori all’Assemblea generale dei soci, Roma 1956, p. 108.
Sulla figura del Tallarico cfr. <http://www.icsaicstoria.it/tallarico-giuseppe/>, 1 gennaio 2022
560 mila quintali: Dati riportati in: Associazione Italiana commercianti grossisti di banane, Aspetti e problemi del commercio bananiero, Relazione del Presidente Cav, Diego Sartori…, op. cit., Roma 1956, p. 23.
vendita visiva: Associazione Italiana commercianti grossisti di banane, Aspetti e problemi del commercio bananiero…, op. cit., Roma 1956, p. 112.
rinnovamento edilizio: M. B., Teolo, Padova Tip. Messaggero, s.d., p. 3.
Questa filosofia di politica economica sembra anche informare l’azione amministrativa del Sartori. In un opuscoletto in cui egli sintetizza, tra i primi, la conoscenza delle particolarità storico ambientali del territorio, Sartori mostra di aver capito che il territorio si evolve e progredisce anche attraverso il recupero e la valorizzazione della propria identità storica e paesaggistica. L’acquedotto e la disponibilità dell’acqua rappresentano il propulsore economico in grado di dare il via all’attuale cospicuo rinnovamento edilizio. E nel testo, databile ai primi anni Sessanta, Sartori individua nelle vie di comunicazione più confortevoli e, appunto, nella disponibilità di acqua, la premessa indispensabile per valorizzare l’importanza turistica della zona, ricca di bellezze naturali, di memorie e mete storiche, dei frutti della sua terra e della promettente attività termalistica alle falde di Monte Ortone. Tra le immagini dell’opuscolo il vanto dell’imprenditore Sartori e immagine dell’irrompere della modernità: la costruzione dell’albergo Rocca Pendice che mira ad accrescere la ricettività del paese – come si dice nella didascalia.