superstizioni e stregoneria

Cenni generali

Una panoramica sulle superstizioni locali possiamo trovare in: 
Corrain Cl. — Zampini P., Documenti etnografici e folkloristici nei sinodi diocesani italiani, Bologna 1970 (rist. an.), con particolare riferimento alle pagine 61-79 in cui si espone il folklore delle Venezie e in cui spicca la specifica tradizione, inusitata altrove, delle benedizioni operate dai laici e altri costumi come il gioco della cuccagna che viene collegato, come sopravvivenza, di antichissimi riti di culto degli alberi. Si espongono, inoltre, superstizioni che appartengono anche alla nostra area come l’interdizione del taglio delle unghie e della pettinatura dei capelli nei giorni di venerdì e l’interdizione del bucato nei giorni delle Tempora, nel triduo della settimana santa e nel misterioso periodo che intercorre tra Natale ed Epifania; e altre come quella per cui porta disgrazia rompere una bottiglia d’olio il venerdì e spargere il sale; sempre di venerdì porta sfortuna sposarsi e intraprendere un viaggio; che i pezzi di pane non vano capovolti sopra la tavola perché portano carestia. E sulla tradizione, importante nel calendario popolare di tutta Europa, del Calendimarzo per cacciare gli spiriti col fracasso affinché non ostacolino l’avvento della buona stagione. Nel Veneto ci si preoccupava di invocare da marzo la preservazione del viso dall’azione solare e perciò si usciva di casa esponendo il posteriore scoperto. O come l’arrivo della Strighéta che si festeggiava co’l bujèlo una catasta di sterpi, canne di granoturco, pula, paglia, legna e rami ammucchiati, fassine; di tutte le numerose tradizioni legate alla festa di san Giovanni Battista viene ricordata la consuetudine di fare il pane con le spighe raccolte quel giorno e impiegando come lievito la rugiada raccolta nella notte precedente. Interessante anche la testimonianza su di una “Cappella per Miracolo” che sarebbe esistita in Abano ai tempi di S. Gregorio Barbarigo, dove si portavano per farvi resuscitare i neonati giusto il tempo per ricevere il battesimo. Questo culto per dei miracoli attribuiti ad una “Madonna sudante”venne in seguito vietato. 
Si veda anche: 
 
Corrain C., Zampini P., Altri documenti etnografici e folkloristici nei sinodi diocesani d’Italia : considerazioni conclusive, Rovigo, Istituto padano di arti grafiche, [19..]. 
Una rapida testimonianza sulle credenze locali troviamo nella Descrittione di Padoa del Cittadella, un testo del 1605, in cui si fa riferimento alla presenza  di Fate nei pressi del Lago di Arquà (…vi è il Lago picciolo a basso delle Colline, dove alcuni viddero Fate…, p. 131) e a Torreglia ch’ha uno chiericato ove erano molte superstitiose, et alle volte indovine Maghe, o Strighe (p. 124). 
Si veda a proposito: Cittadella A., Descrittione di Padoa e suo territorio con l’inventario Ecclesiastico brevemente fatta l’anno salutifero MDCV, Conselve 1993.

Opere classiche

Sull’argomento vale la pena consultare alcune opere classiche di storiografia: 
Ginzburg C., Stregoneria e culti agrari tra Cinquecento e Seicento, Torino 1966. 
Ginzburg G., I beneandanti, Torino 1972. 
Si veda anche: 
Scarabello G., Paure superstizioni infamie in Storia della Cultura Veneta. Dalla Controriforma alla fine della Repubblica, diretta da G. Arnaldi e M. Pastore Stocchi, 4/II, Vicenza 1984,  p. 343-376.

Pubblicazioni riferite all’area veneta

Opere riferite all’ambiente veneto che vale la pena consultare: 
Baldan A., La civiltà rurale veneta, Padova 1988; nel cap. XIII° sono raccolte le credenze riguardanti i morti, che si vendicano con i vivi tirando loro le gambe, le luci girovaghe di notte, il gatto nero, il venerdì, i preti, ecc. 
Civiltà rurale di una valle veneta. La Val Leogra, Vicenza 1976; alle pagine 711-716 un intero capitolo sulle credenze magiche. 
Coltro D., Dalla magia alla medicina contadina e popolare, Firenze 1983. Il volume è suddiviso in varie parti: nella I Dalla magia alla medicina sono riportate testimonianze sulle streghe, i maghi e varie credenze; nella II Malattie e medicina secondo la tradizione contadina e popolare parla delle malattie e dei rimedi; nella III La farmacia contadina popolare espone la varietà dei farmaci usati, descrive i “segni” e le “formule”. Il volume è dotato di un glossario e di una bibliografia (p. 193-223). 
Coltro D., Paese perduto. La cultura dei contadini veneti, nel III volume Le parole del moléta. I casi della vita. Appendice: appunti per una storia sociale e linguistica del mondo contadino, (Evidenze, 20) Verona 1975, un capitolo è dedicato a “credenze, casi di magia, le strie” dove sono raccolte frasi dialettali tipiche con spiegazioni. 
Corrain Cl., Le tradizioni del periodo natalizio e i giorni dei presagi nel Polesine, in “Lares” 23 (1957), n. 1, p. 21-33 e n. 2, p. 63-74. Nei due articoli sono riportate le tradizioni nel periodo compreso tra Santa Bibiana (2 dicembre) e il 25 gennaio (conversione di S. Paolo). Riporta anche la descrizione del presagio delle calende: i pronostici sull’andamento del tempo che si fanno in Polesine a mezzo di scaglie di cipolla. 
Corrain Cl. — Zampini P., Note di veterinaria popolare riguardanti il Polesine, Firenze 1961, Estr. dall’”Archivio per l’Antropologia e la Etnologia”, 91 (1961), p. 249-263, dove si rivela lo sfondo magico della veterinaria popolare e dove si trattano le credenze relative alla notte di Natale, alla placenta che avvolge il vitello, ai gusci, alle chiocce, ai capponi. 
Corrain Cl. — Zampini P., Riti e credenze popolari nei sinodi diocesani dell’Alta Italia, in Convegno di studi sul folklore padano, 2°, Modena 19-20-21 marzo 1965. La religiosità popolare della Valle Padana, Modena 1966, p. 179-190. 
Franceschetto G., I capitelli di Cittadella e Camposampiero. Indagine sul sacro nell’alto padovano, Roma 1972, dove nel secondo capitolo presenta le figure del Sanguanello, del Martorello, del Massariol, dell’Orco, delle Fade, del Rostèo e si sofferma sulla stregoneria. 
Franceschetto G., La civiltà rurale a Cittadella e Camposampiero, Roma 1977, lavoro suddiviso in tre capitoli: I La società originale del mondo contadino (p. 7-50), II L’ambiente (p. 51-71), III La religione e la cultura (p. 72-105). 
Milani M., Streghe ed esseri fantastici nell’ambiente contadino veneto. Inchieste sul campo. Appendice: Tre processi per stregoneria (Venezia 1571 e 1582, Pordenone 1650), Padova [1984], alle p. 9-53 sono raccolte interviste relative alla stregoneria e nelle p. 54-140 sono descritti i processi contro Helena detta la Draga indemoniata, contro Helena de Clissa detta la Draga e il processo ad Angioletta e Giustina delle Rive. 
Streghe e diavoli nei processi del S. Uffizio : (Venezia, 1554-1592), a cura di Marisa Milani, Padova 1989. 
Musatti C., Delle anguille contro l’alcoolismo. Credenza popolare veneziana, in “Archivio”, 7 (1888), p. 489-490. Espone la credenza in base alla quale un bisato posto in infusione nel vino sana dal vizio dell’ubriachezza chi ne beve. 
Nardo Cibele A., Sull’Aglio e le Cipolle. Usi e pregiudizi veneti, in “Archivio”, 8 (1889), p. 385-400. In cui si riporta l’articolo del dottor Pietro Pagello Non maledite l’aglio pubblicato nel giornale L’Agricoltura ed il commercio della Provincia di Belluno, 5 (1879), n. 16, insieme a pratiche, credenze, usi e proverbi. 
Ninni A. P., Materiali per un vocabolario della lingua rusticana del contado di Treviso con una aggiunta sopra le superstizioni, le credenze ed i proverbi rusticani, Venezia 1891. 
Perco D., Credenze e leggende relative a un essere fantastico: il mazarol / Salvanel, in Guida ai dialetti veneti, a cura di M. Cortellazzo, 7 (1985), p. 155-179. Analizza la figura dell’essere fantastico approfondendone le denominazioni e i possibili significati, gli attributi, le azioni e i comportamenti che portano a perdite e a rapimenti, la licenziosità, il trasformismo, gli insegnamenti e i danneggiamenti; con bibliografia sull’argomento specifico a p. 176-179. 
Riva F., Le inchieste Scopoli sulle tradizioni usi e costumi del Regno Italico. Il dipartimendo dell’Adige, Verona 1962, Estr. dagli Atti dell’Accademia di Agricoltura, Scienze e Lettere di Verona, 12 (1960-61), s. 6. Espone i risultati delle inchieste sulle tradizioni e sui modi di vestire promossa nel 1881 dal conte Giovanni Scopoli quando assunse la Direzione della Pubblica Istruzione. Notizie sul folklore per nascite, nozze, morti, feste relativo alla provincia di Verona. Questo argomento è trattato dallo stesso autore in: Tradizioni popolari venete secondo i documenti dell’inchiesta del Regno Italico (1811) in “Istituto Veneto di scienze lettere ed arti – Memorie”, 36 (1966), fasc. 2. 
Rubini G. — Cocco L., Strie anguane salbanei orchi. Racconti, ricerche, studi. Storia… Memoria…, Ill. V. Meneghini Derugna, Thiene 1990 (interessante anche se riferito all’area vicentina).

Pubblicazioni con riferimenti all’area collinare

Opere che contengono riferimenti più diretti all’ambiente locale: 
Angoletta Padovani L. — Mattei Beccari L. — Borgherini Scarabellin M., Tradizioni venete, Padova 1924. Volume diviso in tre parti: nella prima sono raccolti canti, tradizioni popolari, fiabe e leggende; nella seconda Letizia Mattei Beccari presenta la figura di Pietro d’Abano, il Mago, e la traduzione di una novella del Tieck, ispirata da questo personaggio leggendario; nella terza si riportano alcuni cenni sulla storia del costume veneto. 
Coltro D., Mondo contadino. Società, lavoro, feste e riti agrari del lunario veneto, 2 voll., Venezia 1982; nel capitolo i casi della vita si descrive la stria, il libro di Pietro d’Abano, i maghi, le prevenzioni contro le disgrazie e le previsioni del futuro. 
Credenze sulla sposa e sul matrimonio e sul Calendimarzo troviamo in: 
Corrain Cl. — Gallo P., Padova e i Colli Euganei: tradizioni e costumiLa corsa dei barberi, in “Tutt’Italia. Le Venezie” 2 (1964), p. 568-572. 
Sulla figura di Pietro d’Abano, medico e filosofo padovano, ritenuto dal popolo un mago tratta: 
[Guerrieri G.], Il libro di Pietro d’Abano, credenze feltrine, in “Studi Bellunesi”, 1 (1896), n. 6, p. 2, dove lo si descrive come figlio del diavolo e gli si attribuisce un libro tutto di segni e cifre misteriose che a saperlo bene decifrare fa comandare e ottenere quel che si vuole. 
Milani M., Streghe, morti ed esseri fantastici nel Veneto oggi, Padova 1994 (Saggi e materiali universitari. Serie di cultura e tradizioni popolari), 1.a ed. nel 1985 e 2.a nel 1988 riveduta ed ampliata che raccoglie anche alcune tradizioni locali come quella col titolo La donna del pozzo (p. 235-236) o quella relativa alla Carega del diavolo (p. 233). Sono testimonianze raccolte da studenti in base ad un questionario sottoposto agli abitanti di piccoli centri agricoli del Veneto in età compresa fra i 40 e gli 80 anni. Ogni intervista indica il luogo, il periodo, il nome dell’intervistato e dal cognome dell’intervistatore. Gli argomenti di cui si occupa sono: streghe, oggetti diabolici, esseri fantastici, morti, presagi, storie e leggende. 
Sulla tradizione del “battere” marzo — che l’autore collega al desiderio di conservare la bellezza, la salute, le energie del corpo e di allontanare la iettatura — che consiste in un rumoroso girovagare per le campagne di ragazzi e ragazze prima della fine di febbraio e nel rito di bruciare un fantoccio nel primo giorno di marzo, illustrando le credenze dell’impopolarità di marzo: 
Paladini P., La tradizione padovana e veneta di “battere” marzo, in “Rassegna di Clinica, terapia e Scienze affini”, 34 (1935), fasc. 2, p. 105-108. [riferita anche in “Atti e memorie dell’Accademia di storia dell’arte sanitaria”, 1 (1935), serie II, n. 3-4, p. 105-108].  
Sagra (La) degli ossessi. Il patrimonio delle tradizioni popolari italiane nella società settentrionale, a cura di A. T. Altan, Firenze 1972; Il Veneto viene trattato alle pagine 287-360 dove la zona del nostro interesse è trattata da: 
Corrain Cl. — Gallo P., Padova e i Colli Euganei; Menegus Tamburin V., Este e la pianura del Brenta
Tamburin V. M., Este e la Piana del Brenta: tradizioni e costumi. L’Uomo e il fiume, in “Tuttitalia. Veneto”, 2 (1964), p. 622-624, l’articolo si occupa delle credenze legate alla festa di San Pietro, del bater marzo e della credenza secondo la quale le visite a Natale, Capodanno e Pasqua, porterebbero via la fortuna. 
Molte notizie sulle fade, sull’orco-musso, e sugli altri personaggi della mitologia popolare come el salvane’oel basaliscoel bisso-ga’o un serpente con la cresta come un gallo che s’abbeverava alle fontane spargendo i panico intorno sono state raccolte nell’area monselicense da R. Valandro: 
Valandro R., In-canto per la Bassa. Le vecchie storie di una terra antica, Este 1984. In particolare nel capitolo “Le voci del maggior Colle” (p. 37-118) parla degli oggetti smarriti, dei tesori nascosti, delle fade, delle streghe, delle feste pasquali, del San Giovanni Battista, della lumiera, delle anime dei defunti, degli esseri fantastici. 
Valandro R., Di alcune leggende, tradizioni e superstizioni nell’area monselicense, Padova 1979. Nel volumetto che raccoglie le indagini svolte con l’ausilio di alunni sono raccolte leggende, tradizioni e notizie relative alle fate della notte, all’orco, al Salvanello, agli animali fantastici ed alle streghe. 
Varotari D., Il vespaio stuzzicato, Venezia 1641. Raccoglie sonetti e satire in versi, fra le quali interessante è “Delle osservazioni superstiziose del Volgo” in cui descrive e condanna una decina di superstizioni diffuse a Venezia come il triste presagio del rovesciare la saliera sulla tavola, la superstizione del venerdì, ecc. Cesare Musatti si è occupato di questa satira nell’articolo I pregiudizi volgari combattuti da un verseggiatore veneziano del secolo XVII in “Archivio”, 23 (1906-1907), p. 291-294. 
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