Riassunto dal contributo di Alberto Espen, “Se un istante di traviamento ha potuto sovvertire le vostre idee, toglietevi tosto dall’inganno”: Storie di Teolo fra piano e monte da Napoleone all’Italia unita, in Eredi della bellezza. Storie di Teolo tra Otto e Novecento, a cura di Sergio Giorato, Teolo 2022, pp. 59-60
Vantava trascorsi militari illustri Emilio Vergani (1835-1897), che fin dalla giovane età aveva entusiasticamente aderito agli ideali risorgimentali. Arruolato come semplice bersagliere, aveva combattuto a S. Martino con le truppe piemontesi nella ben nota battaglia del 24 giugno 1859. Nello slancio dei combattimenti rimediò una ferita in combattimento, che nel tempo degenererà fino a fargli perdere l’occhio destro1. Nel 1860 è sottotenente di fanteria, inquadrato nell’esercito meridionale; partecipa alla leggendaria spedizione dei Mille2. Una volta conclusa l’epopea garibaldina, transitò volontariamente nell’«esercito regolare italiano» venendo assegnato al 6° reggimento fanteria Aosta (decreto del 18 giugno 1862).
Di origine lombarda, nativo di Anzano, località alle porte di Como, il Vergani sposò l’abruzzese Edvige Marchetti di Roccaraso (L’Aquila), figlia di Gaetano, medico-chirurgo del paese, che aveva verosimilmente conosciuto durante il periodo in cui aveva servito nell’esercito: una tradizione familiare narra che il fascinoso tenente avesse sequestrato la ragazza – riconosciuta pubblicamente come «la più bella del paese», spingendosi addirittura a minacciare il padre della giovane di possibili ritorsioni nel caso non avesse concesso alla fanciulla il consenso a seguirlo.
Fin dai primi anni Cinquanta Camillo Vergani, padre di Emilio, aveva dichiarato il possesso di taluni beni fondiari e mobiliari nel Vicentino, presso Grumolo delle Abbadesse: questo patrimonio, facente capo alla settecentesca villa Canal, Fioccardo, Rossi oggi Celin3, era stato forse acquisito investendo sostanze conseguite con l’industria serica, un campo che sembra in qualche modo legato alle fortune familiari e confermato dalla redditizia attività di allevamento dei bachi da seta sviluppata dal figlio Emilio alle pendici dei monti Euganei.
Per avvicinarsi al padre trapiantatosi definitivamente in Veneto, Emilio con la moglie Edvige venne a stabilirsi tra i monti Euganei, in un pezzo di terra tuttavia non lontano dall’area berica, fino allora centro indiscusso degli interessi della famiglia. La coppia si sistemò alla Costigliola, ed ebbe prole numerosa, per quanto falcidiata per una buona metà dalla consueta, inesorabile mortalità infantile: nell’ordine Camillo (1871; nel 1903 sposò Maria Dainese), Giulio (1872 e deceduto dopo diciassette giorni), Gemma (1873 e deceduta a otto giorni), Attilio (1875; nel 1901 sposò Annita Pedrotta), Cesare (1877 e deceduto a quattro mesi), Cesare (1883-1946)5. La nascita di quest’ultimo riveste un’importanza del tutto particolare perché attesta il trasferimento dei Vergani nel palazzo conveniente al rango della casata, tuttora abitato dagli eredi, edificato a Bresseo lungo la strada Montanara a una manciata di passi da villa Cavalli.
Assieme al nucleo familiare di Emilio, conviveva il fratello di questi, Cesare, di un anno più giovane, che mai convolò a nozze. Costui, laureato in ingegneria all’ateneo patavino, si segnala onnipresente nell’amministrazione comunale teolese dalla metà degli anni Settanta e per più di un ventennio, cooptato a ricoprire a più riprese ogni carica elettiva: sindaco dal 1879 e almeno fino al 1886, assessore nel 1878, semplice consigliere nel quinquennio 1874/1878 nonché dal 1887 fino al 1897. Dal canto suo, il fratello Emilio Vergani si occupò attivamente del governo locale nei territori vicentini, ove la famiglia aveva importanti possedimenti: fu sindaco di due comuni attigui della campagna vicentina sud-orientale, Torri di Quartesolo e Grumolo delle Abbadesse rispettivamente nel biennio 1888-18896 e in quello seguente 1890-18917; ma non solo, perché fin dal 1874 si affiancò al fratello Cesare ricoprendo la carica di consigliere della deputazione comunale di Teolo. Sua moglie Edvige si spense ancor giovane – quarantotto anni compiuti – nel febbraio del 1893 all’ospedale di Padova; il cavalier Emilio la seguì poco più di quattro anni dopo, nell’estate del 18978. Era l’ultimo al mondo della vecchia generazione lombarda dei Vergani dal momento che suo fratello Cesare, con cui era vissuto in simbiosi era morto qualche mese prima. L’eredità venne raccolta dal nipote Emilio che fu sindaco di Teolo dal 1964 al 1975.
1 La segnalazione della partecipazione di Emilio Vergani alle battaglie per l’indipendenza d’Italia è stata restituita dal progetto Torelli della Società di Solferino e S. Martino. Si veda https://www.solferinoesanmartino.it/progetto-torelli/ricerca/ (ultima consultazione 18.11.2021).
2 Archivio di Stato di Torino, Esercito Italia Meridionale, Ruoli matricolari, mazzo 56, registro 247, p. 281.
3 G. Rancan, Grumolo delle Abbadesse attraverso i secoli, Dolo, ITE, 1980, pp. 185, 187.
4 G. Rancan, op. cit., p. 191.
5 A.C.T., Registro delle nascite, 1871, n. 22, Vergani Camillo; Ufficio succursale della frazione di Tramonte, 1872, n. 83, Vergani Giulio; 1873, n. 92, Vergani Gemma; Ufficio Primo, 1875, n. 25, Vergani Attilio; Ufficio Primo, 1877, n. 10, Vergani Cesare; Ufficio Unico, 1883, n. 159, Vergani Cesare; Registro degli atti di morte, 1872, n. 57, Vergani Giulio; 1873, n. 62, Vergani Gemma (segnata erroneamente come Emma); Ufficio Primo, 1877, n. 17 parte I, Vergani Cesare.
6 A. Ferrari, S. Mazzarol, Torri di Quartesolo e il suo territorio. Memorie storiche, Vicenza, La Grafica veneta, 1981, p. 104.
7 G. Rancan, op. cit., p. 203.
8 A.C.T., Registro degli atti di morte, Ufficio Unico, 1893, n. 1 parte II, Marchetti Vergani Edvige; 1897, n. 54, Vergani Emilio; 1897, n. 4 parte II, Vergani Cesare.